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Ultime novità in oculistica

Benefici del Metotrexato intraoculare nel trattamento della uveite e dell'edema maculare cistoide uveitico

I Ricercatori del Moorfields Eye Hospital di Londra, nel Regno Unito, hanno condotto uno studio pilota prospettico per valutare l'uso del Metotrexato ( Methotrexate, MTX ) intravitreale per il trattamento della uveite e dell'edema maculare cistoide uveitico.
Lo studio ha riguardato 15 occhi di 15 pazienti con esacerbazione di uveite posteriore intermedia non-infettiva, o pan uveite, e/o edema maculare cistoide, con acuità visiva di 20/40 o più bassa, assieme a una storia di aumentata pressione intraoculare in risposta a somministrazione di corticosteroidi.

È stata effettuata un'iniezione intravitreale di 400 microgrammi in 0.1 ml di Metotrexato.
La principale misura di esito era l'acuità visiva ( utilizzando la Early Treatment Diabetic Retinopathy Study chart ).
Altre misure di esito includevano punteggi di infiammazione oculare, tempo alla recidiva, livelli di corticosteroidi sistemici e terapia immunosoppressiva e tomografia a coerenza ottica.

Sono state valutate le potenziali complicanze dell'iniezione intravitreale di Metotrexato, compresa la progressione della , emorragia vitreale, distacco della retina e epiteliopatia corneale.
L'acuità visiva è migliorata in tutti i tempi di osservazione ed è risultata statisticamente significativa alle visite a 3 e 6 mesi nel corso del periodo di follow-up.
Il miglioramento medio della visione è stato di 4 linee a 3 mesi e di 4,5 linee a 6 mesi, senza differenze statistiche tra la migliore acuità visiva ottenuta dopo l'iniezione di Metotrexato e dopo un precedente trattamento con corticosteroidi, inclusa iniezione itravitreale di Triamcinolone acetato ( Kenacort ).

Cinque pazienti hanno mostrato recidiva dopo un periodo mediano di 4 mesi; un miglioramento simile è stato osservato dopo la reiniezione.
I punteggi di infiammazione oculare sono migliorati in tutti i tempi di osservazione, e i farmaci immunosoppressivi sistemici sono stati ridotti in 3 pazienti su 7, che li assumevano all'inizio dello studio.
In conclusione, nei pazienti con uveite e edema maculare cistoide uveitico, l'iniezione intravitreale di Metotrexato può migliorare l'acuità visiva e ridurre l'edema maculare cistoide e, in alcuni pazienti, consente la riduzione della terapia immunosoppressiva.
La recidiva può presentarsi dopo un periodo mediano di 4 mesi in alcuni pazienti, ma la reiniezione ha mostrato un'efficacia simile. ( Xagena2009 )

Taylor SR et al, Ophthalmology 2009; 116: 797-801 torna al menù

Cristallino multifocale e neuroadattamento

Ogni occhio presenta aberrazioni visive; esse producono un certo effetto sulla retina e, quindi, sulla visione: un punto ben definito può essere visto come un poco sbavato o leggermente sfumato; ma, in questo interviene, il cervello che "sistema" l'aberrazione visiva e fornisce al paziente una visione nitida e chiara, è il "neuroadattamento". Questa capacità e plasticità dell'occhio ha un ruolo molto importante nella visione in generale e, soprattutto, in alcune situazioni postchirurgiche.
E' noto che i cristallini multifocali, proprio per la loro capacità di fornire visione a varie distanze e, cioè per le loro caratteristiche costruttive possono indurre aberrazioni di vario tipo.
Alcuni pazienti, subito dopo l'intervento, si lamentano di fastidiose fluttuazioni visive , dopo questo tipo di impianto: inizialmente, hanno distorsioni, alterazioni della percezione delle luci, modificazione dei colori ma dopo alcuni giorni questi problemi tendono a sparire e molti pazienti non avvertono più fastidi. E' intervenuto il neuroadattamento!

(Da Cataract&Refractive Surgery Today)

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Iniezione di Farmaci per via Intravitreale

Premessa

La via intravitreale rappresenta una importante e privilegiata via di somministrazione di farmaci che, per le caratteristiche del bulbo oculare, necessita di una procedura paragonabile a quella di un intervento chirurgico.
Oltre alle possibili complicanze legate alla procedura di somministrazione si devono considerare le possibili complicanze locali e sistemiche correlate alla tipologia dei farmaci iniettati.
I farmaci più comunemente usati per via intravitreale possono richiedere somministrazioni ripetute con cadenze anche mensili, per periodi a volte superiori ad un anno.
SOI ha attivato fin dal 2007 un documento Linee Guida inerente le IV, collegato con la copertura assicurativa dedicata all'utilizzo di farmaci Off Label, con l'intento di tutelare medici e pazienti, ponendosi l'obiettivo di una riduzione del il numero di incidenti/anno collegabili alla procedura.
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(SOI Società Oftalmologica Italiana)


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La tossina botulinica

La tossina botulinica è una sostanza utilizzata per interventi di chirurgia estetica.
La tossina botulinica purificata, una volta inisettata sotto cute provoca un indebolimento temporaneo dei muscoli mimici del viso, e ne riduce l'attività contrattile, attenuando così rughe e segni d'espressione.
I risultati migliori negli interventi estetici di chirurgia estetica, si ottengono a livello delle rughe orizzontali della fronte, di quelle verticali tra le sopracciglia e di quelle intorno agli occhi a "zampa di gallina".
L'intervento di estetica o il trattamento con tossina botulinica viene eseguito ambulatorialmente e, se affidato in mani esperte, produce risultati estetici senza effetti collaterali.
La tossina botulinica è un prodotto affidabile e ben conosciuto in campo medico dove da tempo viene usato in oculistica per curare i casi di strabismo o blefarospasmo.
L'impiego della tossina botulinica in chirurgia estetica è recente ma gli effetti a livello delle rughe frontali e di quelle intorno agli occhi è già apprezzato dai pazienti da più di quattro anni.

Il trattamento della tossina botulinica Dura solo 15-20 minuti.
Si effettua ambulatorialmente, senza anestesia, e consiste nell'iniettare, con una piccola siringa, alcune gocce del prodotto all'interno dei muscoli mimici, di quelli in particolare da cui si originano le rughe d'espressione che desideriamo eliminare.

E' passato poco più di un secolo dalla sua individuazione per merito del belga van Ermengem, che nel 1897 scoprì che un episodio di ingestione letale di cibo avvelenato, nel villaggio di Ellezelles, era dovuto al consumo di prosciutto non cotto preparato per una veglia funebre; i pazienti mostravano i segni dei classici disturbi autonomici (nausea, secchezza delle mucose, ipotensione) e di tetraparesi flaccida (prevalente nel territorio dei nervi oculomotori) provocati dal prodotto delle spore di un batterio anaerobio ubiquitario, il Clostridium Botulinum.
L'azione della tossina botulinica si esplica con la messa fuori uso di alcune proteine di membrana essenziali per il funzionamento cellulare (funzione di forbice su complessi proteici deputati alla secrezione dell'acetilcolina, quali SNAP 25 e sintaxina) dopo che si è raggiunta la sua internalizzazione entro la membrana della cellula nervosa grazie ad un meccanismo di endocitosi; riguarda solamente i neuroni che possiedono una tramissione colinergica (il mediatore transitoriamente bloccato sul versante presinaptico è proprio l'acetilcolina) quali la placca muscolare e la innervazione ghiandolare.
Di conseguenza questa terapia si applica in primis ai disordini da eccessiva e/o inappropriata contrazione muscolare; frequentemente si tratta di forma di distonia focale, di spasticità o di contrazione inappropriata di vari sfinteri, quali quelli coinvolti nella disfonia spasmodica, l'acalasia, spasmi anali, vaginismo, dissinergie vescicali, alterazioni dei movimenti oculari compresi il nistagmo; infine le rughe facciali che comportano un danno estetico.
L'iperattività delle ghiandole esocrine comprende disordini autonomici quali l'iperidrosi, l'iperlacrimazione e poi la scialorrea. Inoltre la tossina botulinica è stata utilizzata nel controllo del dolore con risultati promettenti nelle sindrome da dolore miofasciale e lombalgie e nella cefalea tensionale ed emicranica.

Da responsabile di una pericolosissima tossiinfezione alimentare, la tossina botulinica rappresenta oggi il trattamento di prima scelta in un serie estremamente numerosa di patologie, trasversalmente a molte specialità, con indicazione in costante aumento.
Anche se le proprietà sono estremamente allarmanti (come è stato paventato dopo i fatti dell'11 settembre 2001) e viene considerato in natura il veleno più potente ( bastano pochi miliardesimi di grammo per uccidere un essere umano), la finestra terapeutica è del tutto tranquillizzante in quanto le dosi impiegati in terapia sono da 50 a 100 volte inferiori dalla dose letale per l'uomo; non si devono temere effetti indesiderati sul sistema nervoso centrale in quanto la TB-A non supera in modo consistente la barriera ematoencefalica.

L'ampio range di applicazione e il cospicuo utilizzo attuale è giustificato anche dalla mancanza di effetti collaterali significati (nessun evento grave o mortale è stato riferito in vent'anni di utilizzo), dalla reversibilità dell'azione terapeutica, dalla facilità di somministrazione, dalla rapidità del trattamento con la facile replicabilità delle iniezioni richieste.
La tossina botulinica ha grandi vantaggi rispetto alle terapie tradizionali e alla terapia chirurgica in quanto non comporta una distruzione permanente dei tessuti e possono essere raggiunti vari gradi di indebolimento muscolare: in ogni caso un eventuale sovradosaggio causa disturbi solamente transitori. Il gradimento dei pazienti in genere è elevato, il costo rapportato alla farmacoterapia alternativa, che (in ogni modo) può essere affiancata, è sicuramente concorrenziale, anche se si devono preventivare, di media, tre somministrazioni annuali.
La tossina botulinica generalmente manifesta il suo effetto terapeutico entro due o tre giorni dall'iniezione ; l'effetto raggiunge l'apice intorno alla terza settimana, si protrae fino a tre-quattro mesi, finchè la denervazione chimica (chemodenervazione) è contrastata da una reinnervazione dovuta ad una gemmazione assonale.
Nel caso di trattamenti per iperidrosi, il miglioramento è molto duraturo nel tempo, estendendosi fino a 9 mesi. Un 2-3% dei pazienti sono soggetti non-responders sin dall'inizio, mentre un 5-10% sviluppano anticorpi e diventano soggetti non-responders secondari.
La tossina botulinica esiste in otto sierotipi (A, B, D, F, ecc), con utilizzo clinico finora riservato al tipo A; solo da poco è disponibile il sierotipo B (ma in classe C) soprattutto allo scopo di trovare una alternativa per quei pazienti che hanno sviluppato una risposta antigenica per i tipo A.
La commercializzazione è di fatto divisa tra una ditta americana ed una inglese con prodotti diversi che complicano la valutazione comparativa dei benefici ( e della spesa); la difficoltà di titolazione, la presenza di eccipienti e leganti costituiti da emoderivati umani e la necessità di mantenere una catena del freddo rappresentano i punti deboli del prodotto.

Il costo del prodotto da iniettare nei muscoli (o nelle strutture ghiandolari), venduto in polvere che sarà diluita con soluzione fisiologica, è ancora consistente, variando per seduta da circa 40 euro nel caso di blefarospasmo a circa 400 euro nel caso di spasticità e iperidrosi .
La vendita al pubblico è vietata; la scheda specifica che il farmaco, concedibile SSN, è da utilizzare in ospedali e case di cura che possono eseguirla in regime di day hospital o nell'ambito di un ambulatorio specialistico su presentazione di ricetta medica con il consueto ticket di 37 euro ; la burocrazia prevede il conteggio del numero delle iniezioni praticate (che superano facilmente la decina) al costo unitario di 10,3 euro, richiedendo talora la presentazione di più ricette .
Il frequente utilizzo in patologie di cui non c'è ancora l'approvazione ministeriale richiede la sottoscrizione di un modulo per il consenso informato da parte del paziente.
In un certo numero dei casi è necessario prevedere la richiesta di esame EMG perché la infiltrazione in muscoli profondi, di difficile individuazione o di azione particolare, richiede una guida elettromiografica.
Persino con guida EMG, la risposta terapeutica può variare consistentemente tra una seduta e l'altra, tra un operatore e l'altro, tra diversi lotti e tipi di prodotto, soprattutto per la difficoltà di standardizzare il punto preciso del muscolo da infiltrare e la diffusione del prodotto a strutture muscolari contigue: viene richiesta una perfetta conoscenza dell'anatomia e una buona esperienza personale.
La terapia con tossina, per disposizione ministeriale, deve essere effettuata solamente in centri ospedalieri specializzati di neurologia, di neuropsichiatria infantile, di fisiatria , di ortopedia pediatrica e di oftalmologia (soprattutto nei centri per lo strabismo), dove sia disponibile un'idonea attrezzatura per l'adeguata conservazione e lo smaltimento del prodotto e dove sia presente un'équipe di medici esperti nella somministrazione di questo farmaco e nel monitoraggio dei vantaggi e degli eventuali effetti collaterali dei pazienti cui viene somministrata.

Negli ultimi mesi è stata aggiunta una indicazione ministeriale per la spasticità focale dell'arto superiore in pazienti colpiti da ictus ; il trattamento della spasticità, anche da sclerosi multipla e mielopatie, vede una vivace attività applicativa (soprattutto per la correzione del piede equino spastico), di convegnistica e di ricerca, con un promettente sviluppo in campo neuroriabilitativo.
In patologie del sistema nervoso si ammette che il sorprendente miglioramento persistente che talora segue un limitato trattamento sia legato ad un resetting centrale.
Nei tempi più recenti, i centri dove si praticano le iniezioni di tossina botulinica stanno rapidamente crescendo; nel settore neurologico, che sembra avere la maggior utilizzazione, tale trattamento viene svolto nell'ambito dell'ambulatorio per i disturbi del movimento ed i particolare per le distonie (e movimenti involontari); infatti la distonia, nelle sue varie espressioni, in quanto iperattività muscolare sostenuta patologica, ne rappresenta l'indicazione ottimale.
A testimonianza del crescente interesse indirizzato principalmente alle applicazioni cliniche, ricordiamo che negli ultimi dieci anni è stata pubblicata una quantità impressionante di articoli sulla farmacologia e applicazioni cliniche della tossina botulinica.
Una ricerca sulla banca dati Medline, in marzo 2002 con la query botulinum toxin, dà 4396 voci, ma con il subheading "therapeutic use" e limitandoci agli studi sull'uomo, dà circa 1500 articoli, di cui 328 review, 299 clinical trials, 115 trials randomizzati e controllati, 51 editoriali, 2 meta-analisi.
I lavori sono distribuiti su giornali medici prestigiosi, su riviste di varie specialità (neurologia, oculistica, urologia, otoiatria, pediatria, fisiatria, gastroenterologia, dermatologia, analgesia, medicina estetica) con interessanti lavori di revisione sui periodici per i medici di famiglia, a cura di gruppi prevalentemente americani e tedeschi.
Uno degli articoli più importanti è l' editoriale del NEJM del '99 con il curioso titolo di "One man's poison" in cui si consacra il ruolo "tuttofare" di tale sostanza per la cura di molteplici patologie alcune delle quali vedono la tossina stessa quale principale terapia o tra le terapie di elezione.
In particolare viene ribadito il ruolo primario di tale terapia in campo gastroenterologico a partire dalle patologie anorettali quali anismo, ragadi e fistole anali e dove la possibilità di mettere transitoriamente a riposo lo sfintere anale permette la risoluzione definitiva di molteplici disturbi.
Vediamo la tossina botulinica in posizione di interessante alternativa alle terapie tradizionali nel trattamento di alcuni tipi di stipsi secondarie, con infiltrazione dei muscoli puborettali, e dell'acalasia, con infiltrazione dello sfintere cardiale.
Tra le indicazioni più recenti, possiamo citare il trattamento delle sindromi dolorose: si vide che alcuni pazienti trattati per blefarospasmo ed emispasmo facciale, che presentavano emicrania o cefalea, riferivano una riduzione dell'intensità del dolore e della frequenza delle crisi successivamente ai trattamenti con tossina botulinica al volto.
In seguito a questi casi, sono iniziati degli studi controllati per valutare l'efficacia delle infiltrazioni di tossina nei muscoli pericranici in soggetti affetti da cefalea tensiva ed emicrania.
L'iperattività della muscolatura pericranica, infatti, è attualmente ritenuta un fattore associato alla cefalea tensiva cronica che può aggravare la sintomatologia dolorosa nell'emicrania.
Nella maggior parte degli studi effettuati fino ad ora, la tossina botulinica ha dimostrato una discreta efficacia nel ridurre, sia acutamente che come trattamento di profilassi, il dolore dell'emicrania e della cefalea per circa 4 mesi.
Non sono stati riscontrati effetti collaterali significativi.
La terapia con tossina botulinica rappresenta, quindi, una nuova possibilità terapeutica nel campo delle cefalee.
Indubbiamente, il suo utilizzo deve ancora essere perfezionato, soprattutto in relazione all'adeguata selezione dei pazienti da trattare.
Come per l'emicrania, la mancanza di indicazioni riconosciute ha coinvolto recentemente anche la Sicpre (Societa' Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica) che ha chiesto al ministero della Sanità l'autorizzazione all'impiego della T.B. ai fini estetici allo scopo di consentire, anche in Italia, l' uso legale di una cura anti-rughe adottata in numerosi paesi europei.
Un provvedimento in tal senso si rende necessario dopo che, nei mesi scorsi, la magistratura ha indagato penalmente alcuni chirurghi plastici che avevano fatto ricorso sbrigativamente a questa tossina.
Per i magistrati il medico doveva infatti spiegare al paziente la natura e i rischi della cura, precisando anche che in Italia non e' stata ancora autorizzata, e ottenendo da lui il cosiddetto consenso informato.
Quindi fino ad ora il medico che adopera il botulino per trattamenti estetici commette il reato di lesioni volontarie se non informa adeguatamente e dettagliatamente il paziente.
In attesa di una regolarizzazione ministeriale, i pazienti stanno beneficiando del trattamento con la tossina in moltissime situazioni cliniche che sono spesso patologie di confine, comprendendo la correzione di pieghe antiestetiche (corde del collo), la retrazione palpebrale, l'aiuto di funzioni igieniche nei casi di arti e atteggiamenti spastici, le applicazioni odontostomatologiche e i malfunzionamenti occupazionali di sportivi e musicisti.
Sembra quindi che, dalla scialorrea alla cefalea, dal tremore alla ritenzione urinaria, dalla correzione estetica alle lombalgie croniche e dal bruxismo alla ipertrofia muscolare, la fantasia del medico sia sfidata in nuove ed inaspettate applicazioni terapeutiche.
Probabilmente il futuro vedrà l'espansione ulteriore del suo utilizzo perché si sta già lavorando ad un affinamento del prodotto per una maggiore maneggevolezza e per una più lunga durata d'azione.

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Mosche volanti , il distacco di vitreo e l'alimentazione

Bere molto: la semplice idratazione del gel vitreale favorisce la riespansione della massa vitrea e riduce il movimento delle fibrille, permettendo una netta diminuzione della percezione dei corpi mobili, con un miglioramento consistente della fenomenologia soggettiva.
L'assunzione di alimenti contenenti gli aminoacidi precursori del collagene (glicina, prolina e lisina) e quelli che costituiscono l'acido ialuronico (acido glucuronico, acetilglucosamina) con l'alimentazione normale o con una supplementazione e l'introduzione di vitamina C aiuta a fornire il materiale per un adeguato turnover dei costituenti del vitreo; essi infatti favoriscono la produzione di collagene e acido ialuronico che sono i costituenti naturali del vitreo fisiologico.
Alimenti che hanno una qualche utilità per combattere i disturbi conseguenti a fluidificazione del vitreo sono:
  • tutti quelli che contengono vitamina C (agrumi, frutta, pomodori, etc)e carni;
  • legumi, pasta che hanno gli aminoacidi utili.
(Da Occhio e alimentazione di Lucio Buratto)

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Occhi: spesa sanitaria, l'Italia è in linea con la media Ocse

Il nostro Paese spende il 9% del Prodotto interno lordo (Pin) per la sanità e si piazza quindicesimo nella lista dei Paesi più benestanti nelle spese per la salute.
A guidare la classifica mondiale ci sono gli Stati Uniti, col 15,3%: è l'unico Stato dell'Ocse , assieme al Messico, in cui il privato surclassa il pubblico. Seguono, a distanza, Svizzera e Francia (poco più dell'11%) Germania (10,6%) e Belgio (10,4%).
Tutto questo mentre la media dei Paesi più benestanti viaggia attorno,all'8,9%. Gli "ultimi della classe" sono, invece, Messico, Corea, Polonia e Turchia (tutti tra il 6,6% e il 5,7%).
Curiosamente la Svezia viaggia attorno a livelli simili all'Italia e la Norvegia va addirittura peggio (con l'8,7%).
Tuttavia, se si prende in considerazione la spesa pro-capite, lo scenario cambia parzialmente: la Norvegia è seconda al mondo dopo gli Usa, la Svizzera terza mentre Svezia e Italia si trovano, rispettivamente,al dodicesimo e al tredicesimo posto. Comunque, ciò che viene rilevato dagli analisti dell'Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico è che complessivamente "le spese per la salute aumentano a un ritmo meno sostenuto in numerosi Paesi dell'Ocse" (analisi del 2008 su dati di due anni fa).
Tuttavia il ministero del Welfare italiano avvisa: bisogna ridurre sprechi e inefficienze, il che significa -- tradotto in termini più prosaici -- una riduzione dei fondi per la sanità.

(Da Oftalmologia Sociale)

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Occhio, computer e televisione

Come ci si deve comportare davanti al computer o alla Tv o per leggere a letto?
Al pc, oltre a scegliere la giusta illuminazione ambientale e la giusta distanza di lavoro, occorre ricordare di fare pause di lavoro e di ammiccare per bagnare la superficie dell'occhio.
Se si ha un difetto di vista occorre utilizzare la giusta correzione, soprattutto se si sono superati i 40-45 anni (si è cioè entrati nell'età della presbiopia), occorre un occhiale che dia visione intermedia.
Per quanto riguarda la televisione, se c'è un difetto di vista occorre un occhiale che corregga il difetto di vista per lontano, in quanto la Tv non dovrebbe mai essere vista ad una distanza inferiore ai due metri.
Per la lettura a letto oltre alle considerazioni appena fatte occorre seguire precisi accorgimenti: prima di tutto il capo non deve assumere angolature particolari con il corpo per non affaticarsi; il libro va tenuto ad una distanza utile (intorno ai 30-35 centimetri) e lievemente al di sotto del proprio asse visivo frontale; l'illuminazione, poi, è opportuno che provenga da dietro o dal fianco, mai dall'alto, servendosi quindi di una lampada sul comodino e non di quella della stanza.

(Da "La storia della vista")

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Occhio e traumi: quasi la metà dei traumi oculari avviene nella propria abitazione o in giardino

Gli incidenti domestici? Sono un rischio reale che viene sottovalutato dalla maggior parte dei cittadini.
Dunque si perviene a una verità lapalissiana: prevenirli è sempre meglio che curarli, specialmente quando si tratta di traumi oculari.
Un nuovo studio commissionato dall'American Academy of Ophthalmology (AAO) e dell'American Society of Ocular Trauma (ASOT) attesta che sempre più spesso le mura domestiche possono essere più pericolose di quanto normalmente non venga percepito.
A subirne le conseguenze sono soprattutto gli uomini tra i 18 e i 45 anni che, nel 78% dei casi, non ricorrono a protezione degli occhiali.
L'importanza dell'adozione di misure di sicurezza balza agli occhi (è il caso di dirlo) grazie ad un'indagine clinica sui traumi oculari: circa la metà dei 2,5 milioni di statunitensi che nel loro paese ha subito traumi oculari si trovava in casa, specialmente in cucina, in giardino (il luogo più pericoloso) o in garage (secondo classificato per livello di rischio).
Indossare ad esempio occhiali di protezione mentre si taglia il proprio prato oppure mentre si fanno buchi col trapano è una buona prassi che può scongiurare il rischio di diventare ciechi a causa di sassi o di schegge che, una volta penetrati nel bulbo oculare, possono provocare danni irreparabili.
Quindi, occhio al bricolage e al fai-da-te "spericolato"!

(Da Oftalmologia Sociale)

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Palpebra: chirurgia estetica

L'Ectropion consiste nell'eversione del magione libero della palpebra inferiore che perde il contatto con il bulbo oculare.
Il mancato contatto con la superficie oculare provoca l'esposizione cronica della superficie oculare ed in particolare della congiuntiva e della cornea.
Queste due strutture non più protette nè lubrificate dalle lacrime, vanno incontro ad una modificazione dei tessuti che può avere diversi gradi di evoluzione in relazione alla gravità dell'ectropion ed al tempo di esposizione.
Questa superficie non più protetta provoca intensa lacrimazione, fastidio, dolore, sensazione di corpo estraneo, irritazione oculare e -negli stadi più avanzati- lesioni alla congiuntiva (congiuntiviti croniche) ed alla cornea ( cheratiti da esposizione, abrasioni corneali, ulcerazioni corneali).
L'ectropion conduce ad un sintomo ben preciso, che è la fuoriuscita di lacrime dall'occhio (epifora).
Il trattamento consiste nell'utilizzo farmacologico di prodotti lubrificanti sostitutivi delle lacrime (colliri, gel) e protettivi e riepitelizzanti (pomate).
Nei casi più gravi di ectropion il trattamento chirurgico è il più adatto.
L'Entropion consiste nella modifica verso l'interno del margine libero palpebrale che colpisce soprattutto la palpebra inferiore aumentando il contatto del bordo palpebrale e, quindi , delle ciglia, con la superficie del bulbo oculare. L'azione meccanica delle ciglia porta ad uno strofinamento continuo che provoca un irritazione cronica della congiuntiva e della cornea con conseguente fastidio, lacrimazione, dolore e negli stadi più avanzati, lesioni della congiuntiva e della cornea (congiuntiviti ricorrenti, cheratiti ed ulcere corneali). Occorre procedere chirurgicamente.
La ptosi palpebrale è la condizione in cui la normale apertura dell'occhio è modificata dalla posizione della palpebra superiore verso il basso. La posizione abbassata della palpebra superiore impedisce la normale motilità dell'occhio ed interferisce con la visione (riduzione dell'acuità visiva e del campo visivo).
Necessita di correzione chirurgica.

(Da "La Soria della vista")

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Pazienti con uveite associata ad artrite idiopatica giovanile: follow-up di lungo periodo

Ricercatori dell'University of Lund in Svezia, hanno analizzato l'outcome ( esito ) clinico e visivo di pazienti consecutivi, affetti da uveite associata ad artrite idiopatica giovanile, dopo 7 e 24 anni dall'insorgenza della malattia oculare.
Lo studio retrospettivo è stato eseguito su 55 dei 350 pazienti con uveite e artrite idiopatica giovanile.
Di questi, l'84% aveva oligoartrite, l'11% soffriva di poliartrite e il 5% aveva una malattia sistemica.

La cataratta era presente nel 42% dei casi a 7 anni, e nel 22% a 24 anni.
Dopo 24 anni, il 49% dei pazienti soffriva ancora di una forma attiva di uveite.
I dati dello studio stanno ad indicare che nella metà dei pazienti l'uveite è ancora attiva dopo 24 anni. Nel gruppo dei pazienti con malattia attiva, l'incidenza di cataratta e di glaucoma secondario è aumentata in modo significativo tra i 7 e i 24 anni. ( Xagena2009 )

Skarin A et al, Ocul Immunol Inflamm 2009; 17:104-108

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Sicurezza delle iniezioni intravitreali ripetute di Bevacizumab o di Ranibizumab

Un gruppo di Ricercatori dell'Università di Atene in Grecia, ha confrontato la sicurezza di iniezioni intravitreali ripetute di Bevacizumab ( Avastin ) versus Ranibizumab ( Lucentis ), effettuate su un'ampia serie di pazienti nel corso di un periodo di 2 anni.
Sono stati studiati in modo retrospettivo 450 pazienti che hanno ricevuto 2.000 iniezioni ( 1.275 di Bevacizumab e 725 di Ranibizumab ).
Le iniezioni sono state effettuate in una normale stanza visite sotto condizioni sterili standard.
Il periodo osservazionale ha avuto una durata variabile dai 3 ai 24 mesi.

Eventi avversi oculari gravi non sono risultati comuni. Solo un paziente ha avuto distacco della retina ( 0,05% ).
L'evento avverso più comune associato alla procedura è stato rossore al sito di iniezione ( 64,75% ).
L'emorragia subcongiuntivale post-operatoria si è verificata dopo 200 iniezioni ( 10% ).
I pazienti che hanno ricevuto trattamento con Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) sono risultati più inclini ad avere emorragia subcongiuntivale ( P=0,0002 ).
Il più comune evento avverso oculare legato al farmaco è stata l'uveite ( 1,90% ) che è stata trattata con successo e non è durata più di 12 giorni.
Non si sono verificate differenze significative tra i pazienti trattati con Bevacizumab e Ranibizumab circa gli eventi avversi noti ( P>0,5% ).

In conclusione, iniezioni intravitreali multiple di Bevacizumab o Ranibizumab sono risultate ben tollerate e sicure.
La somministrazione per via iniettiva dei due farmaci in una normale stanza visite è apparsa essere una procedura sicura. Rossore al sito di iniezione, emorragia subcongiuntivale e uveite sono stati gli eventi avversi oculari più comuni.
Il trattamento con Acido Acetilsalicilico è risultato essere un fattore di rischio per lo sviluppo di emorragia subcongiuntivale.

Ladas ID et al, Retina 2009; 29: 313-318

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Trapianti di cornea: 100 anni di interventi in ricordo di Edward Konrad Zirm

Il 2005 celebra il centenario del primo trapianto di cornea effettuato con successo,è infatti il 7 dicembre 1905 quando Edward Konrad Zirm dimostra che è possibile ripristinare una buona qualità visiva con un trapianto di cornea e pone le basi per quella che sarebbe diventa la tecnica moderna di questo tipo di intervento.
Una volta specializzato non cede alla tentazione di emigrare negli Stati Uniti d'America come fanno molti suoi colleghi e accetta il ruolo di oftalmologo ad Olomouc in Moravia, attuale Repubblica Ceca, fondando uno dei più importanti e moderni centri di oculistica.
Tra il 1884 e il 1928 esegue quasi 8000 interventi di cataratta e una numerosa serie di trapianti di cornea che hanno portato al perfezionamento della tecnica che lo porterà al successo.
Il 7 dicembre del 1905 Zirm effettua un trapianto perforante bilaterale ad Alois Glogar, che 15 mesi prima aveva perso la vista a seguito dell' opacizzazione della cornea per una causticazione da calce.
Donatore fu un bimbo di 11 anni che a seguito di una ferita perforante dovette subire una enucleazione e dalla cornea dell' occhio ferito Zirm ricavò 2 bottoni da 5mm adatti al trapianto.
Fondamentale per il prelievo dei tessuti fu il trapano sviluppato da Arthur von Hippel nel 1988.
Nell' occhio destro il tessuto corneale trapiantato viene fissato con un lembo di congiuntiva mentre nel sinistro viene utilizzata una sutura ad incrocio sovrapposta.
Il trapianto dell' occhio destro fallisce a causa di complicanze post operatorie mentre il lembo dell' occhio sinistro,prelevato da una porzione più centrale,rimane trasparente e permetterà a Glogar di tornare ad avere una qualità visiva accettabile.
Questo intervento risulta ancora più sorprendente se si pensa che il trapianto è stato effettuato senza l' ausilio di un microscopio e il post-operatorio è stato affrontato senza antibiotici e corticosteroidi.
In seguito Zirm ha avuto una serie di fallimenti dovuti, non tanto alla mancanza di idee, ma più che altro alla scarsa conoscenza di base riguardo la microbiologia, le tecniche anestesiologiche, l' anatomia e la fisiologia corneale.
Zirm ha posto le basi che hanno permesso a migliaia di persone tra chirurghi, tecnici, volontari di sviluppare il moderno sistema di banche degli occhi e di centri di trapianto che ogni giorno permettono a molti pazienti di recuperare una qualità visiva soddisfacente.
Attualmente si effettuano 100.000 trapianti di cornea all' anno, risultato che Zirm non avrebbe potuto neanche immaginare.

(da L' Oculista Italiano)

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