Rimborsi ex specializzandi, nuovo Ddl in vista. Lo Stato ora deve sborsare 11 miliardi

Rimborsi ex specializzandi, nuovo Ddl in vista. Lo Stato ora deve sborsare 11 miliardi


Per gli ex specializzandi che non si videro retribuire le borse di studio tra il 1978 e il 1991 sta per essere depositata una nuova proposta di legge. L'intento del promotore Antonio De Poli, senatore e presidente Udc, è chiudere la vertenza aperta a suo tempo dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea a seguito della disparità di trattamento dei medici in formazione in Italia rispetto al resto della categoria in Europa. E qui la notizia è che, in ogni caso, lo stato italiano potrebbe non pagare meno di 11 miliardi di euro ai suoi medici. Il calcolo in realtà è di 16 miliardi ma 5 si potrebbero risparmiare riducendo l'esborso originario con una transazione che valga per tutti gli aventi diritto "noti al sistema". I 16 miliardi, nei calcoli di Sanità Informazione -che ieri ha organizzato in Senato il convegno da cui sono emersi i dati - si ottengono moltiplicando 118 mila aventi diritto per una borsa annua da 11 mila euro, come da sentenze più recenti ed aggiornate, aggiunta ad una rivalutazione media che ormai ammonta a 26 mila euro annui, un totale di 135 mila euro medi a studente. E non è compresa ancora la categoria degli specializzandi della coorte attiva tra il 1993 e il 2006, che non si vide pagati i contributi in anni in cui secondo le direttive europee doveva entrare in vigore l'equiparazione delle borse ai contratti di dipendenza. 

Al Convegno nazionale sulla formazione specialistica medica c'era una rappresentanza ecumenica del mondo politico con il presidente della commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri (M5S), Federico Gelli (esperto di sanità PD) per l'associazione dei comuni Anci, il sottosegretario all'Istruzione Lorenzo Fioramonti e persino il Presidente Enpam Alberto Oliveti. Ma c'erano anche insigni giuristi come Guido Alpa ordinario di Diritto civile alla Sapienza autore di un excursus sul principio di responsabilità degli Stati membri per i danni causati ai singoli in conseguenza di violazioni del diritto comunitario, e il professor Sergio Di Amato già presidente della III Sezione di Cassazione che ha esposto gli orientamenti giurisprudenziali e di dottrina più recenti. E ancora,: Bernardo Mattarella (Luiss), Andrea Saccucci (UniCampania), Enzo Vincenti consigliere di Cassazione e l'avvocato milanese Maurizio Hazan. Torniamo ai 16 miliardi di stima iniziale che oltrepasserebbero e di molto i 20 se il ddl con i suoi indennizzi abbracciasse anche la coorte 93-06, cosa che finora non fa: il governo potrebbe pagare la cifra per intero se continuasse la falcidia di sentenze sfavorevoli, ma il progetto di legge -che incontra favori trasversali ai gruppi partitici - mira a ridurli a 11. Al convegno nazionale molto si è parlato di cosa fare con i 5 miliardi risparmiati, che equivarrebbero a 44 mila borse di studio di medicina generale, 19 mila contratti di specializzazione, il costo di 5,7 milioni di posti letto o di 84 mila ambulanze o di 10 ospedali. Ma come risparmiare? Si punta a un indennizzo un po' più basso degli 11 mila euro d'importo della borsa, cioè 7-8 mila euro più interessi e rivalutazione: comunque cospicuo. Che andrebbe certo a chi ha presentato ricorso e ha vinto ma anche a chi lo ha presentato e non lo ha vinto o aspetta le sentenze di secondo e terzo grado o lo ha presentato ma il contenzioso non è in corso o è stato pagato meno del dovuto; ma non andrebbe -e questa è la seconda "precauzione" - all'avente diritto che non ha fatto ricorso e non si conosce. Una differenza rispetto alla precedente proposta di legge di Piero Aiello (Udc) che nella sua versione "ottimizzata" copriva tutti gli aventi diritto nella classe 83-91 anche non ricorrenti, bastava avessero frequentato (ma c'erano dubbi sul gruppo ante-83) più i soli del gruppo 93-2006 che avevano fatto ricorso. Con tali premesse, in realtà di un 10-20% i 16 miliardi iniziali potrebbero essere depurati a monte e il risparmio sarebbe anche superiore a 5 miliardi. Peraltro, per ricorrere -è stato sottolineato dall'avvocato Marco Tortorella - le più recenti interpretazioni dei giuristi sul gruppo 78-91 dicono che c'è tempo fino al 2021, perché solo nel 2011 la giurisprudenza italiana avrebbe fornito agli ex specializzandi non retribuiti tutte le armi per esercitare le proprie legittime istanze. C'è da dire che lo Stato non sarebbe chiamato a sborsare tutto e subito: parte dell'indennizzo, ampia, si tradurrebbe in contributi agli enti previdenziali Enpam ed Inps, consentendo una dilazione degli impegni al debitore e una vecchiaia più serena al medico creditore.

da Doctor 33

Mauro Miserendino

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