Biosimilari, pazienti contrari alle imposizioni: sondaggio
L'Italia appare disomogenea su regole e distribuzione
Italia disomogenea su regole e distribuzione dei biosimilari. Una risorsa che dovrebbe essere ormai scontata ma che, in realtà, non lo è, con modelli diversi a livello regionale, rischi di modalità impositive, scarsa informazione ai pazienti e la mancanza, da Nord a Sud, di strumenti giuridico-finanziari in grado di incentivarne il ricorso da parte dei prescrittori. E' il quadro che emerge dall' audit sulla diffusione e sul quadro regolatorio dei farmaci biosimilari, realizzato dalla Fondazione The Bridge, presentato questa mattina a Roma. "L' uso dei biosimilari - spiega Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge - da opportunità si sta trasformando in un' azione impositiva. Le Regioni, infatti, impongono dei farmaci in base ai prezzi, ignorando il diritto dei pazienti e, soprattutto dei clinici di scegliere. Nelle sei Regioni italiane studiate (Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia) sono emerse difformità nell' accesso a questi farmaci, nella difficoltà deimedici ad essere parte attiva nella scelta e nell' informazione dei pazienti, scarsa ovunque. Siamo totalmente a favore dei biosimilari, ma non ci piace il metodo. La nostra proposta è che ci debba essere una governance condivisa con tutti gli attori coinvolti. E, soprattutto, che i soldi risparmiati con l' uso dei biosimilari vengano poi reinvestiti in innovazione, cosa che il Governo al momento non fa".
L' audit - precisa la Fondazione - nasce con l' obiettivo di individuare gli indirizzi e le strategie prevalenti, a livello nazionale e nelle singole Regioni, per governare l' accesso ai farmaci biosimilari contemperando i bisogni clinici dei pazienti, la libertà prescrittiva dei medici specialisti, l' appropriatezza delle terapie e gli obiettivi di razionalizzazione della spesa farmaceutica ospedaliera e analizzare se e in quale misura le Regioni prese in considerazione, ed eventualmente il Governo nazionale, intendano differenziare i criteri di introduzione dei farmaci biosimilari in ragione delle peculiarità delle singole aree terapeutiche. Dalla ricerca è emerso che ad oggi non esiste in alcuna Regione un effettivo strumento giuridico-finanziario finalizzato ad incentivare il maggior ricorso ai farmaci biosimilari da parte dei prescrittori. Mentre i decisori regionali sono sostanzialmente concordi su due punti essenziali: il ricorso al biosimilare non deve servire a fare cassa, ma a liberare risorse per poter assicurare ai pazienti le cure necessarie, anche innovative; il reinvestimento nella stessa struttura è poco compatibile con l' attuale normativa ed eticamente discutibile. Mentre per quanto riguarda le procedure d' acquisto - da quanto emerge dall' indagine - sarebbe necessaria: maggiore chiarezza e certezza sulle procedure; maggiore omogeneità; assicurare ai pazienti il mantenimento in cura con il farmaco originator, qualora ritenuto opportuno dal medico curante; evitare lo switch da un biosimilare a un altro.Fonte: Dottnet