Sip, dimenticata la salute mentale nella programmazione sanitaria

Sip, dimenticata la salute mentale nella programmazione sanitaria

Di Giannantonio: "Le risorse che la psichiatria italiana ha a disposizione dal servizio sanitario nazionale sono in Italia drammaticamente inferiori rispetto a quelle degli Stati che ci stanno accanto"
La psichiatria è quasi scomparsa nella programmazione dei servizi sanitari, nonostante l' importanza della salute mentale per il benessere della popolazione, ed esistono gravi disomogeneità nell' erogazione dei Lea in salute mentale nelle varie realtà regionali. Questo si evince dai report del Servizio informatico salute mentale pubblicati da ministero della Salute, denuncia la Società italiana di psichiatria (Sip) che ribadisce le proposte della 'Carta della salute mentale' scritta insieme alla Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo), al Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale, alla Fondazione Progetto Itaca onlus e alla Fondazione internazionale Don Luigi Di Liegro. La Carta - basata su due risoluzioni approvate dall' Organizzazione mondiale della sanità, nel Piano d' azione globale per la salute mentale 2013-2020 - sollecita gli Stati dell' Unione europea a intraprendere azioni programmatiche e a stanziare le risorse necessarie per la tutela della salute mentale.

"Le risorse che la psichiatria italiana ha a disposizione dal servizio sanitario nazionale, però - spiega Massimo Di Giannantonio, presidente eletto Sip - sono in Italia drammaticamente inferiori rispetto a quelle degli Stati che ci stanno accanto. In Germania sono al 7,5% del Pil, in Francia al 6,5%, noi siamo al 3,2%. A causa di questa 'dicotomia' vi è quindi un' evidente distanza tra quello che si potrebbe realizzare grazie alle nuove conoscenze sulle patologie mentali e quanto viene garantito dal servizio sanitario. L' obiettivo della carta è di ridurre questa distanza con la maggiore dotazione e miglior utilizzo di personale e risorse". Le principali criticità da affrontare sono sei: la mancanza di un equo accesso nelle regioni ai trattamenti innovativi farmacologici; l' insufficiente integrazione del privato sociale e imprenditoriale con i servizi pubblici di salute mentale nell' ambito della residenzialità territoriale e ospedaliera; la discriminazione dei malati di mente su lavoro, pensionamento e assicurazioni; l' aumento dei compiti dei Dsm - autori di reato, autismo, disturbo da deficit dell' attenzione e iperattività, disturbi del comportamento alimentare - senza proporzionali incrementi delle risorse; la carenza dell' integrazione con i servizi di confine; l' assenza dei programmi per le patologie gravi all' esordio (fascia di età 15-30 anni). 

Fonte: dottnet
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