Prevenire il cancro. Tumori dell'apparato genitale maschile (2) . (AIRC)

Prevenire il cancro. Tumori dell'apparato genitale maschile (2) . (AIRC)

Cancro dei testicoli
Il cancro dei testicoli non è tra i tumori più frequenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, con circa 2.300 diagnosi ha rappresentato nel 2020 poco più dell’1 per cento di tutti i tumori maschili diagnosticati nel nostro Paese (I numeri del cancro in Italia, 2020). A differenza di molte patologie tumorali, il tumore del testicolo tende a colpire anche i giovani. Si stima infatti che sia il tumore più frequente sotto i 50 anni. È in assoluto la neoplasia con il più elevato tasso di sopravvivenza a cinque anni nella popolazione maschile italiana (oltre il 93 per cento, seguito da quelli della tiroide e della prostata), in parte grazie alla sensibilità di questo tipo di tumore alle terapie.

Un ruolo di primo piano nella prevenzione secondaria della malattia è svolto dall’autosorveglianza, attraverso l’autoesame dei testicoli per l’identificazione di eventuali noduli e anomalie che possono segnalare la presenza del tumore. 
Si tratta di una pratica consigliata anche ai giovani, considerata l’età di incidenza della malattia. Oltre alla presenza di noduli, altri sintomi sospetti sono il rigonfiamento di un testicolo, un senso di pesantezza o dolore a livello dello scroto, raramente ingrossamento del seno per la produzione di alcuni ormoni da parte del tumore. 
Il medico, sulla base dei sintomi, potrà prescrivere un’ecografia ed esami del sangue per la ricerca di marcatori tumorali al fine di escludere altre patologie (come il varicocele). Raramente viene effettuata la biopsia, preferendo, nei casi altamente sospetti, l’analisi del testicolo dopo asportazione. 
I principali fattori di rischio per questo tipo di tumore sono la familiarità, una storia pregressa di tumore del testicolo, la sindrome di Klinefelter e il criptorchidismo, ovvero la mancata discesa di uno o entrambi i testicoli dall’addome nello scroto. 
Questa condizione può colpire i bambini alla nascita e nella maggior parte dei casi tende a risolversi spontaneamente nei primi due anni di vita, ma a volte può richiedere un intervento chirurgico.

Cancro del pene
Il tumore del pene è raro: per il 2020 sono stati stimati circa 36.000 casi a livello mondiale, con incidenze piuttosto variabili da zona a zona. È poco frequente soprattutto in Europa e nel Nord America, dove si stimano incidenze inferiori a un caso ogni 100.000 persone, tipicamente negli uomini dopo i 50 anni, ma l’incidenza è più che doppia in alcune regioni dell’Asia, dell’Africa e del Sud America. Nella stragrande maggioranza dei casi, in presenza della malattia la pelle cambia aspetto. Sintomi comuni sono la presenza di ispessimenti, ulcerazioni, cambiamenti nel colore, oltre a dolore, rigonfiamenti, secrezioni maleodoranti o sanguinamenti spesso a livello del prepuzio, il rivestimento che ricopre il glande. Se i sintomi persistono, il medico potrà consigliare una biopsia per identificare la presenza del tumore ed eventuali esami di imaging per valutarne la diffusione.

Il principale fattore di rischio della malattia è rappresentato da infezioni croniche da papilloma virus (HPV) – si stima che fino al 50 per cento dei tumori del pene siano attribuibili al virus – al punto che, come spiegano dalla Società italiana di urologia, le aree con maggior incidenza del tumore sembrano corrispondere con quelle con la maggiore diffusione dell’HPV. Altri fattori di rischio noti sono il fumo di sigaretta, la promiscuità sessuale e la presenza di fimosi (un restringimento del prepuzio). Anche una scarsa igiene è stata collegata all’incidenza della malattia. 
La circoncisione, al contrario, una pratica che rimuove il prepuzio, riduce il rischio di sviluppare questo tipo di tumore, probabilmente perché elimina altri fattori di rischio (come la probabilità di avere una fimosi) e riduce la quantità di tessuto che potrebbe trasformarsi in tumore. Tale pratica, tuttavia, non sembra efficace se effettuata da adulti. 
Nelle popolazioni in cui si usa circoncidere i maschi fin da bambini – come tra gli ebrei – si osservano incidenze più basse della malattia.

Cancro della vescica
A livello globale occupa la sesta posizione tra i tumori più comuni negli uomini, con il 4,4 per cento delle diagnosi; in Italia, con oltre 20.000 casi stimati nel 2020 (pari a quattro volte i casi registrati nella popolazione femminile), è il quinto cancro più frequente nella popolazione maschile (I numeri del cancro in Italia, 2020). 
Il motivo per cui questo tipo di tumore è più diffuso tra gli uomini probabilmente è in parte legato alla diversa distribuzione dei fattori di rischio riconosciuti per questa patologia, prima di tutto il fumo (un fumatore ha un rischio di circa tre volte maggiore di sviluppare la malattia), storicamente più diffuso negli uomini, e considerato responsabile di circa la metà di tutti i tumori della vescica. 
Ma, come per altri tumori, gli ultimi studi suggeriscono che a sfavorire gli uomini, anche in questo caso, siano più i fattori biologici legati al sesso, come gli ormoni, che una diversa esposizione a fattori di rischio. 
Pesano inoltre la familiarità e l’esposizione ai pesticidi, all’arsenico che può essere presente in acque non controllate e ai coloranti usati in alcuni processi industriali. Anche alcune categorie di lavoratori, come parrucchieri, autisti, addetti dell’industria dei pellami o delle vernici, sembrano essere maggiormente a rischio a causa delle sostanze chimiche o degli inquinanti a cui possono essere esposti sul luogo di lavoro: è il caso, per esempio, delle tinte per capelli o dei fumi diesel. 
Tra i fattori protettivi, come sottolinea l’American Cancer Association, vi è l’assunzione di buone quantità di acqua: quanto più si beve, tanto più spesso viene svuotata la vescica, allontanando in tal modo le possibili sostanze dannose. La presenza di sangue nelle urine è tra i sintomi più caratteristici e più frequenti (sebbene non esclusivi) della malattia. Il colore delle urine può risultare alterato: possono diventare rosa o marroni e accompagnarsi a dolore, urgenza di andare in bagno, frequente bisogno di urinare. Non si tratta, anche in questo caso, di sintomi esclusivi del tumore della vescica, ma in loro presenza è opportuno rivolgersi a un medico, che valuterà se procedere con un’ecografia o una cistoscopia, un esame, quest’ultimo, che permette di osservare la vescica con una piccola videocamera posta su una sonda che risale l’uretra.
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