Antibiotici senza ricetta: bene i farmacisti italiani Ricerca europea sui sette Paesi maggiori consumatori

Antibiotici senza ricetta: bene i farmacisti italiani Ricerca europea sui sette Paesi maggiori consumatori

In Italia, il 35% delle persone che ricorrono agli antibiotici senza disporre di ricetta del medico lo fa per darli al proprio figlio. Nessuno riesce a fare peggio, tra i sette paesi europei che registrano i consumi più elevati di antibiotici non prescritti (oltre allo Stivale sono Cipro, Estonia, Grecia, Ungheria, Romania e Spagna): i nostri vicini iberici si fermano al 29% e gli ungheresi al 25%. Il poco brillante primato viene dalla ricerca di recentissima diffusione con cui la Commissione europea ha indagato sulle antibiotico-resistenze e sulle relazioni tra il fenomeno e l’impiego imprudente degli antibiotici. Protrattasi per un paio di anni sotto l’egida del progetto Arna (Antimicrobial resistance and the causes of non-prudent use of antibiotics), l’indagine ha concentrato la propria lente su dinamiche e motivazioni che, nei vari Paesi europei, caratterizzano il consumo di antibiotici senza ricetta.

La fotografia che fa da copertina al rapporto è quella, già nota, proveniente dai dati di Eurobarometro, il servizio statistico dell’Unione: in media il 7% degli europei fa uso di antibiotici non prescritti (erano il 5% nel 2013), ma da un Paese all’altro i valori differiscono largamente. In Grecia il tasso sale al 16%, in Romania arriva addirittura al 20%, a Cipro non supera il 10%; seguono a pari merito Ungheria e Spagna (8%) e quindi l’Estonia (6%).

Dalla classifica di Eurobarometro prende le mosse la parte forse più interessante dello studio: i ricercatori della Commissione Ue, infatti, hanno preso i sei Paesi del gruppetto di testa, hanno aggiunto l’Italia – che se ne starebbe nelle retrovie della graduatoria europea con un contenuto 4%, ma nelle regioni del Sud mostra medie al top – e si sono messi a indagare sul fenomeno con interviste ai pazienti così come ai medici e ai farmacisti.

Il quadro che ne scaturisce alterna per il nostro Paese luci e ombre. Non entusiasma, per esempio, che l’Italia sia il Paese con il maggior numero di segnalazioni per effetti collaterali da antibiotico non prescritto (8% di coloro che ne hanno fatto uso). Invece, farà senz’altro piacere ai farmacisti scoprire che soltanto una piccola fetta di italiani dichiara di procurarsi l’antibiotico senza ricetta in farmacia: per l’87% dei nostri connazionali (ancora una volta il tasso più alto tra i sette paesi esaminati) la fonte di rifornimento è infatti l’armadietto dei farmaci avanzati, dove vengono riposte pillole e compresse avanzate dalle terapie precedenti. Non accade lo stesso altrove: in Romania il farmaco arriva direttamente dalla farmacia (senza ricetta) nel 69% dei casi, in Grecia e Ungheria nel 51%.

D’indubbio interesse anche le evidenze che emergono dalle interviste condotte sui farmacisti di casa nostra: il campione è ristretto, circa 700 intervistati, ma le risposte offrono diversi spunti di riflessione. Coloro i quali ammettono di dispensare antibiotici anche in assenza di ricetta, per esempio, indicano tra i principi attivi più dispensati amoxicillina, amoxicillina più acido clavulonico, claritromicina, ciprofloxacina e azitromicina. Il 75% dei farmacisti italiani, poi, dichiara di non tenere una linea fissa davanti al paziente che chiede un antibiotico senza ricetta: a volte acconsente, altre si rifiuta. Meno del 5%, invece, afferma di rivolgere sempre al cliente l’invito ad andare prima dal medico per farsi prescrivere il farmaco. A detta degli interessati, infine, l’uno o l’altro comportamento non dipenderebbero dalle insistenze dei pazienti: poco più del 40% dei farmacisti italiani dice di “sentire” la pressione del cliente, meno della metà dei tassi registrati tra i colleghi spagnoli e greci. Più del 70% dei professionisti italiani, infine, dichiara di fornire sempre indicazioni sull’uso dell’antibiotico anche quando è dispensato sena ricetta

 

fonte: federfarma
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