Tabacco più cannabis, e la vita peggiora

Tabacco più cannabis, e la vita peggiora

L’uso combinato delle due sostanze, spesso fumate a scopo distensivo, nella realtà inducono ansia e depressione. 
E con il tempo per rilassare o aiutare il sonno richiedono dosi più alte: è la dipendenza

«Fumo una sigaretta che mi distende», «Mi faccio una canna per rilassarmi». Tanti fanno ambedue le cose: cannabis più tabacco. 
Il massimo della distensione? Le ricerche scientifiche dicono il contrario. 
L’uso combinato delle due sostanze produce ansia e/o depressione. In percentuali non basse.

Uno degli ultimi studi viene dallo Zuckerberg San Francisco General Hospital, pubblicato online su Plos One e condotto dal dottor Nhung Nguyen, che è ricercatore anche al Centro per il controllo del tabacco dell’Università della California. 
Ora che l’impiego legale della cannabis è stato esteso in diversi paesi, la platea interessata da questa indagine è più ampia, questa una prima osservazione degli studiosi.

AUMENTANO ANSIA E DEPRESSIONE
Avvalendosi dei dati di uno studio messo in campo per il Covid-19, i medici di San Francisco (Usa) hanno analizzato i casi di 53.843 persone tra marzo 2020 e aprile 2022 che avevano risposto a domande sull’uso delle due sostanze nel corso di 30 giorni. 
I numeri emersi sulla salute mentale sono stati 26,5 per cento di stato d’ansia e 28,3 per cento di depressione. 
Nel gruppo di controllo, fatto da non fumatori né di sigarette né di marjuana o hashish, i numeri corrispondenti sono risultati soltanto del 10,6 per cento e dell’11,2 per cento. 
Colto anche il livello di salute psichica per i fumatori di solo tabacco: anche qui maggiori livelli di depressione e ansia rispetto ai non fumatori tout court.
 Uno dei ricercatori, il professor Gregory Marcus, ha osservato: «Diverse persone pensano che la cannabis possa mitigare alcuni degli effetti negativi del tabacco, invece i nostri dati mostrano che la combinazione delle due sostanze è particolarmente dannosa per la salute mentale».

 
LA CANNABIS È DEPRESSOGENA
Queste constatazioni sono all’ordine del giorno nella pratica medica dello psichiatra Gianmaria Zita in quanto primario del Servizio per le dipendenze (Serd) dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.

«Lo studio di San Francisco serve da conferma alla nostra esperienza», dice. 
E premette: «Già la cannabis di per sé è depressogena, parlando di chi la fuma spesso, non una “canna” ogni tanto. Dà ansia e depressione a un livello elevato». 
Poi continua spiegando che alcuni vi ricorrono proprio per calmare l’ansia, e apparentemente sul momento la cosa funziona, ma finito l’effetto della fumata l’ansia torna, rafforzata. 
Questa azione “tampone” induce ad aumentare il consumo di marjuana o hashish così come accade a chi la usa “altrimenti non mi addormento”: occorre crescere la dose, dunque si ingenera dipendenza. «Perché è vero che sul momento la cannabis induce il sonno, ma nel lungo periodo no – sottolinea il dottor Zita -, e non si può farne a meno perché si è entrati nel giro della dipendenza».

UNA QUALITÀ DELLA VITA PEGGIORE
Il “popolo delle canne” in genere è costituito anche da fumatori di tabacco e l’effetto peggiora. 
Quella che si produce non è una depressione maggiore, se non in chi è predisposto a questa patologia, ma sono sfumati di ansia e di umore basso che nel tempo creano disagio e qualche problema in più. «Tanti ricorrono al fumo dei due tipi per rilassarsi, stare meglio, ma nella realtà hanno una qualità della vita peggiore. 
Negli anni, quando si è assuefatti, questo può portare anche a compiere scelte sbagliate», spiega lo psichiatra Gianmaria Zita. Che fa un’ultima osservazione: «La nicotina è anche in tante sigarette elettroniche, quelle dello “svapo”, dunque è anche per questa via che aumenta l’uso combinato di cannabis e tabacco». 
Il principio attivo della cannabis è Thc (tetraidrocannabinolo) e si trova sia nella marijuana (uso delle foglie) sia nell’hashish (estrazione con l’alcol). 

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