L'angolo della lettura
05/08/2025 - Perduto l’onore, resisterà almeno l’orgoglio?
L’Ayrshire è una delle 34 contee storiche della Scozia, situata nella zona sud-occidentale, all'estremità settentrionale della Gran Bretagna. Il Turnberry Golf Club, dal 2014 Trump Turnberry, è un lussuoso Resort, una vasta proprietà costiera nella parte meridionale dell’Ayrshire, acquistato per $ 60 milioni da Donald Trump. Il nome Turnberry ha origini strettamente anglosassoni. Il suo significato letterale è “la stalla lungo il torrente”. Il golf resort, fondato nel 1906, aveva come denominazione iniziale The Westin Turnberry Resort. È situato sul Firth of Clyde, l’estuario dell’omonimo fiume, e fa parte del Mare d’Irlanda. Il nome Clyde ha incerte origini, dall’antico britannico o dal bretone Clywwd, che significa "rumoroso", oppure dal nome della dea celtica Clōta, "colei che scorre con forza", "colei che purifica". E’ un luogo intriso di storia e tradizioni.
A Turnberry ci sono tre campi da golf: l'Ailsa
è il campo più famoso, il Kintyre è una riprogettazione dell'antico Arran,
alternativa all'Ailsa, un complesso di 36 buche e l'Arran, il più piccolo, con solo
9 buche, ideale per principianti. Con oltre 100 anni di storia, il club è una delle
destinazioni golfistiche tra le più ambite ed esclusive al mondo. Ha ospitato per
ben quattro volte il British Open. The Open Championship, o The Open, è una
competizione tra le più importanti al mondo; si svolge nel weekend che
comprende il terzo venerdì di luglio. E’ la più antica dei quattro tornei
esistenti, "i Majors".
Gli altri tre sono made in USA: il The
Masters, il PGA Championship e l’U.S. Open che si svolgono rispettivamente nei
mesi di aprile, maggio e giugno. La R&A, originariamente Royal and Ancient
Golf Club di St. Andrews, con sede in Scozia, organo di governo del golf
mondiale insieme alla USAG, United States Golf Association, con legislazione
solo per USA e Messico, dopo l’assedio a Capitol Hill il 6 gennaio 2012 ha
escluso Turnberry dall’assegnazione dei Majors, volendo mantenere The Open
fuori da ogni ingerenza politica. Una grave perdita di prestigio, un’esclusivo “regalo”
di Trump per la Scozia e l’Europa.
Con un panorama mozzafiato sulle isole atlantiche
delle Ebridi, sul faro di Turnberry costruito nel 1870, e sui resti del
castello residenza dei conti di Carrick e del Re Roberto I di Scozia, il Re
fuorilegge, manufatto del XIII secolo e luogo strategico della prima guerra
d'indipendenza scozzese, il Turnberry Golf Club racchiude importanza storica
per la Scozia ed è un’icona per il golf mondiale. Che una proprietà così importante
e leggendaria sia finita in mano ad un privato, per giunta non di nascita
inglese, non depone certo bene per il governo scozzese.
Questo lussuoso Club, ormai sconsacrato da
R&A come sede Majors, avrebbe dovuto porre degli ostacoli, dei dubbi ai
governanti europei sull’opportunità e convenienza nel presceglierlo per l’incontro
sui dazi, problema economico di rilevanza e portata mondiale, sovranazionale. Certamente
è idoneo per concordare una partita a golf di alta classe, ma non per una
trattativa alla pari tra l’Unione Europea e gli USA. Mai si è verificato nella
storia recente degli Stati democratici, almeno dal secondo dopoguerra, che delegazioni
tra Stati si siano svolte presso la dimora privata di una delle due parti.
Sudditanza, subalternità, sottomissione ma, ancor più gravemente, impoverimento
dell’immagine per l’Europa. Espressioni tutte appropriate per descrivere le immediate
e spontanee impressioni a tale improvvida e poco edificante scelta politico-logistica.
Il faccia a faccia tra il leader americano e
la presidente della Commissione UE, fuori dai protocolli diplomatici, invece si
è svolto proprio al Turnberry Club del Tycoon statunitense. E pieno di
orgoglio, ne ha tutte la ragioni, Trump parla d’intesa "imponente"
che "avvicinerà" le due più grandi potenze economiche, del “più
grande accordo di tutti i tempi”. Spiega, con rinnovata spocchia, che
nell'ambito del patto l'Unione acquisterà 750 miliardi di dollari di energia ed
equipaggiamento militare dagli Stati Uniti. Gli fa coro Ursula von der Leyen: “sono
stati concordati dazi zero per zero su prodotti strategici…l'accordo porterà
certezza, stabilità e prevedibilità per cittadini e imprese per entrambi i lati
dell'Atlantico”. Ha tuttavia commesso l’errore di affermare: "questo è un
accordo tra le due maggiori economie del mondo”. Errore, perché ribadisce che a
trattare sono le due maggiori economie mondiali. E allora quale necessità c’era
di scegliere una dimora di Trump, il Turnberry Golf Club?
Tanto più che la visita di Trump in Scozia era
stata definita dalla Casa Bianca “privata”. Ancor più grave la presenza del premier
britannico Keir Starmer, e del primo ministro scozzese John Swinney. Un’onta
che gli inglesi, quando si sveglieranno dal loro momentaneo torpore morale,
sicuramente rivivranno come un incubo, come una sconfitta morale, conoscendo il
loro proverbiale attaccamento alle tradizioni e alla loro terra.
Il tutto si condisce di una coreografia che
vira al grottesco. Il motivo del viaggio di Trump era l’inaugurazione di campo da
18 buche a Menie, nell’Aberdeenshire, intitolato alla madre, Mary Anne MacLeod,
nata e cresciuta sull’isola di Lewis prima che emigrasse a New York con solo 50
dollari in tasca a bordo della motonave HMS Transylvania all’età di 18 anni. La
commistione tra interessi privati e ruolo politico è, come facilmente si
intuisce, assolutamente palese, intollerabile. Un presidente in carica che così
esplicitamente sponsorizza personali attività economiche durante il suo
mandato, mescolando sfera pubblica e privata, non si era mai visto. Ed è
riuscito a moltiplicare la sponsorizzazione a favore del suo Club di golf con
la presenza dei governanti dell’Europa. Quale più credibile immagine d’esclusività
e prestigio si poteva pensare per lanciare e pubblicizzare al massimo livello
mondiale il campo da 18 buche di Menie?
Non parliamo del contenuto delle trattative e
dei risultati disastrosi ottenuti della von der Leyen per l’Europa. Dalle
immagini trasmesse la nostra Ursula appariva del tutto dimessa, rannicchiata nell’avvolgente
poltrona vicino allo spavaldo ed aitante padrone di casa. Si prodigava in tutti
i modi, poverina, per abbonirlo, per lusingarlo, offrendo acquisti milionari da
parte del Vecchio Continente. Se il confronto era tra le due maggiori potenze
economiche, quale necessità c’era per questa supina e subalterna posizione? Una
debacle totale, una resa senza combattere, un incontro tra signoria e servitù
di hegeliana memoria.
Donal Trump possiede 15 resort in tre
continenti. Peccato per Gaza, altrimenti avrebbe potuto invitare la von der Leyen
in questa striscia di terra, altrettanto storica, dopo aver allontanato la sua
originaria popolazione e smaltito le macerie; sicuramente sarebbe stato il resort
più esclusivo! Si vanta di giocar bene come un professionista. Il tempo passato
sul putting green, con spese extra non indifferenti per l’amministrazione degli
US, pareggia quasi quello trascorso alla Casa Bianca. Trasforma i suoi
esclusivi resort in luoghi per rappresentanze diplomatiche, parlando delle
sorti del mondo tra una buca e l’altra. Si è calcolato che dal suo insediamento
abbia giocato il 23% del tempo; nei primi 187 giorni, 43 ha giocato a golf. Fonti
giornalistiche riferiscono che abbia un handicap di 2.4 o di 2.8, e che tiri
palline così veloci da essere soprannominato il ” Pelè del golf ”. L’handicap è
un metodo di paragone tra giocatori che tiene conto di vari parametri. I golfisti
vengono classificati in varie categorie:
la prima va da 0 a 12.
Un handicap di 2.8 significa che il giocatore
impiega 2.8 tiri in più del “par” per completare 18 buche; fa parte della prima
categoria. Il par è il numero di tiri di un giocatore ideale per completare
l’intero percorso. Più l’handicap è basso tanto più il giocatore è esperto.
Il
nostro Donald non poteva che far parte di questo primo e ristretto olimpo del
golf, il miglior handicap tra tutti i presidenti USA. Molti sono i dubbi sulle
sue effettive performance. Si dice che si assegni da solo il punteggio, e altre
furbesche amenità. A parte le maldicenze e i legittimi sospetti, visto il
personaggio, le subalternità golfistiche e politiche, ben più gravi, appaiono
chiare e manifeste. E se l’onorabilità è necessario mantenerla tra concorrenti nello
sport, tanto maggiormente sarebbe obbligatorio nel confronto tra governi
nazionali e sovranazionali. L’Europa, rappresentata dal suo Presidente,
incontrandosi al Trump Turnberry, ha così tutelato l’integrità, il prestigio e
il ruolo del Vecchio Continente e dei suoi 500 milioni di abitanti?
