occhiali e lenti a contatto

Occhiali e lenti a contatto

Occhiali

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Gli occhiali sono un oggetto personale di uso comune composti da una montatura e da due lenti atte a correggere imperfezioni della vista dovute a vizi refrattivi o a insufficienze nella funzionalità oculare.

Storia

L'apostolo degli occhiali di Conrad von Soest (1403) L'apostolo degli occhiali di Conrad von Soest (1403) Seneca pare che indichi nelle sfere di vetro un mezzo per ingrandire le immagini.
Plinio scrive che: Neronem principem gladiatorum pugnas spectasse smaragdo, che da taluni è intesa come testimonianza dell'uso di uno smeraldo a fini ottici.
Francesco Redi nel 1678 pubblica una Lettera intorno alla invenzione degli occhiali nella quale attribuisce l'invenzione degli occhiali a Salvino degli Armati di Firenze, che per lungo tempo ha ricevuto in memoria monumenti, scuole e strade.
Purtroppo questo ed altri testi son giudicati apocrifi.
I documenti sicuramente veri e ancora esistenti intorno a questa invenzione sono invece localizzabili in Veneto, a partire dal dipinto del cardinale Ugone di Provenza eseguito da Tommaso da Modena nel 1352.
La predica del 23 febbraio 1305 a Firenze da parte di Fra' Giordano da Rivalta (consultabile nei codici Riccardiani, Ashburnhamiano e Palatino) sottolinea che non è ancora 20 anni che si trovò l'arte di fare occhiali che fanno vedere bene. Infine, nei Capitolari delle Arti Veneziane del 1284, si distinguono gli occhiali (roidi da ogli) dalle lenti d'ingrandimento (lapides ad legendum), e si prevedono pene per chi fabbrica occhiali in vetro: significa che l'arte di costruirli non è recente, poiché solo un'arte consolidata è remunerativa in maniera tale da giustificare una contraffazione.
È probabile che qualche cristallere spinto dal basso prezzo del vetro e dalla maggior facilità di lavorazione commerciasse questo spacciandolo per cristallo.
Particolarmente importante per la nostra ricostruzione risulta il Capitolare del 2 aprile 1300, dove al capitolo XL(40) vengono indicati una serie di oggetti tra i quali figurano le lenti d'ingrandimento e per la prima volta le lenti per occhiali (roidi de botacelis et da ogli e lapides ad legendum).
Faranno seguito un nuovo capitolare nel 1301 e successivi fino al 1330, passando dal latino al volgare e assumendo la dizione: rodoli de vero per ogli per lezer.
Ritratto di Francisco De Quevedo y Villegas Già dal 1100 la Serenissima cogliendo l'importanza di mantenere segreta l'arte della produzione del vetro confinò le fornaci sull'isola di Murano con la scusa della pericolosità di queste nell'ambito di una città costruita prevalentemente con il legname del Cadore e della Carnia, e pertanto vietava espressamente ogni fonte di traffico a forestieri e veneziani sia interna che esterna. Si evidenzia perciò che la produzione di lenti a Venezia era oramai fortemente presente.
Il 23 febbraio del 1305 si registra una predica presso la chiesa di Santa Maria Novella in Firenze ove il domenicano beato Giordano da Pisa o Rivalto comunica al popolo che "non è ancora venti anni che si trovò l'arte di fare gli occhiali che fanno vedere bene, ch'è una delle migliori arti e delle più necessarie che 'l mondo abbia, ed è così poco che si trovò: arte novella che mai non fu... io vidi colui, che prima le trovò, e fece e favellaigli."
Di qualche anno dopo è il documento della Cronaca del convento domenicano di S.Caterina (Pisa), ove risiedeva il beato Giordano in cui si ricorda frate Alessandro della Spina morto nel 1313 "modesto e buono, il quale quello che fatto vedeva sapeva egli rifare. Gli occhiali (ocularia) che altri per primo aveva fatto e non voleva comunicarne il segreto, fece egli ed a tutti comunicò lieto (ylari) e volonteroso".

Questi due documenti, saranno il principio di un falso settecentesco ad opera di Francesco Redi in Lettera attorno all'invenzione degli occhiali scritta nel 1678, di Leopoldo del Migliore nel suo libro del 1684 Firenze città nobilissima illustrata, e del Domenico Maria Manni nel suo trattato del 1738 Degli occhiali da naso, inventati da Salvino degli Armati, ove per campanilismo nei confronti della città di Pisa saranno costruiti una serie di documenti, lapidi e busti per attestare la paternità dell'invenzione dell'occhiale alla città di Firenze.
Furono smascherati da Isidoro del Lungo in Arch. Stor. It. LXXVIII, 1920 La vicenda di un'impostura erudita e Alessandro Volpi accademico della Crusca nel 1909.
La probabile verità fu che Giordano da Rivalto presi i voti nel 1280 presso il convento di S.Caterina, si trasferì a Bologna per approfondire i suoi studi prima di raggiungere Parigi dalla quale rientrò nel 1302.
Durante il soggiorno a Bologna ebbe modo di conoscere i confratelli veneziani che avevano la loro sede nel cuore pulsante della città, presso la chiesa di San Giacometto a Rialto, e ebbe modo di conoscere e parlare a colui che inventò l'occhiale ma non di conoscerne il segreto della produzione, in quanto vietatissimo dalla Serenissima.
Al suo rientro a Pisa il beato Giordano aveva 40 anni (si apprestava pertanto all'età della presbiopia), e frate Alessandro visto un paio di questi portato dal beato Giordano, fu capace di riprodurre, e perciò fu il primo a divulgare in Toscana l'arte della costruzione degli occhiali.
L'applicazione razionale di questo ausilio si deve a Franciscus Donders, oftalmologo olandese, che per primo prescrisse lenti con potere corrispondente alla correzione del difetto visivo.

Adattamento

Immagine della città di Seattle attraverso lenti di rifrazione Se dotati di lente abbrunata (più comunemente detta "filtro"), vengono chiamati "occhiali da sole".
Quelli in commercio in Italia devono riportare obbligatoriamente il marchio CE seguito dall'indicazione del grado di schermatura dai raggi ultravioletti (che va da zero a quattro, a volte indicata con degli asterischi) o almeno dalle diciture "100% UV" e "UV 400" atti a comprendere se gli stessi siano o meno indicati all'uso durante la guida.
Esistono in commercio numerosi casi di contraffazione dei marchi di garanzia, ed è bene ricordare che occhiali da sole di bassa qualità, specie se usati in condizioni estreme (come sui ghiacciai), possono generare gravi danni alla retina o portare alla cecità temporanea.
Alcuni occhiali forniti di lenti speciali (diversamente colorate o polarizzate, oppure a "LCD shutter") consentono una visione tridimensionale di immagini bidimensionali (stereoscopia).
Se gli occhiali non sono puliti adeguatamente, possono formarsi nel tempo depositi che sono il terreno di coltura ideale, un "collante" per lo sviluppo di colonie di microrganismi patogeni, quali funghi e batteri, che si moltiplicano velocemente e quindi possono provocare infezioni oculari.
Esiste una flora batterica di funghi e batteri che normalmente vivono nell'occhio sano.
I microrganismi patogeni, che crescono nell'occhiale o nella lente a contatto sporca, si propagano per via aerea e possono giungere a contatto della cornea, fino a provocare una cheratite.

Lenti a contatto

Le lenti a contatto sono dispositivi medici in materiale plastico, a forma di piccola calotta trasparente, che vengono applicati sulla superficie oculare per correggere difetti di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo, ecc).
Presentano molti vantaggi, ma gli occhi di alcune persone non le tollerano soprattutto perché limitano la respirazione della superficie oculare (la cornea è soggetta ad ipossia ovvero la mancanza d'ossigeno).

Cenni storici

Adolf Fick, inventore delle lenti a contatto moderne La nascita della lente a contatto si fa risalire a Leonardo da Vinci, che nel 1508 verificò che immergendo l'occhio in una sfera contenente acqua, esisteva un continuo ottico fra la superficie interna della sfera di vetro, e quella esterna della cornea.
Successivamente Cartesio, nel 1636 pubblica La diottrica, in cui perfeziona l'idea di Leonardo, spiegando che un tubo riempito d'acqua e appoggiato sulla cornea, avente una lente all'estremità che sia perfettamente sovrapponibile alla cornea stessa, annulla o riduce le anomalie refrattive dell'occhio.
Le lenti a contatto modernamente intese vanno fatte risalire alle scoperte di A.E. Fick, E. Kalt, A.E. Muller, rispettivamente in Svizzera, Francia e Germania.
Queste lenti erano in materiale vetroso, ad appoggio sulla sclera, di grande diametro e mal sopportate fisiologicamente.
Le prime lenti in materiale plastico si devono a due ricercatori americani, Dallos e Fleinbloom.
I vantaggi rispetto al vetro sono immediati, diminuendo notevolmente il peso.
Le prime lenti a contatto corneali rigide nascono nel 1950, aventi diametro inferiore a quello corneale, progettate da Bier.
Agli inizi degli anni '60 due ricercatori cecoslovacchi, Lim e Wichterle progettarono le prime lenti a contatto in idrogel, le morbide.
Alla fine degli anni '60 iniziarono anche ad essere utilizzate le prime lenti rigide ortocheratologiche e allo scopo di ridurre la miopia dopo la loro rimozione venivano progettate e applicate durante il giorno con lo scopo di modificare il profilo corneale.
Le lenti per ortocheratologia nel 2002 hanno ricevuto l'approvazione FDA per la correzione della miopia fino a 6 diottrie con massimo di 1.75 di astigmatismo.
Oggi le lenti per ortocheratologia utilizzano materiali super permeabili all'ossigeno e sono utilizzate per fini correttivi solo durante il sonno.

Coefficiente di permeabilità e trasmissibilità all'ossigeno

Lenti a contatto Il coefficiente di permeabilità è indicato col termine Dk, dove D è uguale al coefficiente di diffusione di un gas attraverso un materiale e K il coefficiente di solubilità dello stesso. Questa caratteristica, ovvero la capacità di un materiale a trasmettere attraverso esso il gas, è fissa per ogni polimero, ma può variare con la temperatura.
Fattore di forte influenza nel passaggio dell'ossigeno è anche lo spessore della lente presa in esame.
Una corretta valutazione della permeabilità non può quindi non prescindere da esso.
Per definire quindi l'esatto apporto di ossigeno proveniente alla cornea con l'applicazione di lenti a contatto, bisogna parlare di trasmissibilità all'ossigeno, ovvero del valore Dk posto in relazione con lo spessore l: Dk/l.

Tipi di lenti a contatto

Le lenti a contatto si suddividono correttamente in due grandi famiglie, in base ai materiali utilizzati per la loro costruzione:
  • lenti rigide o polimeri vetrosi
  • lenti morbide o polimeri gommosi

Lenti rigide

Lenti rigide Le lenti a contatto rigide vengono costruite sia con materiale non permeabile all'ossigeno che con materiali permeabili.
Lenti rigide non gas-permeabili
Il PMMA (polimetilmetacrilato) è l'unico materiale non permeabile utilizzato.
Si ottiene dall'esterificazione dell'acido metacrilico con l'alcool metilico.
Questo materiale è stabile, duro, ha elevata qualità ottica, non è attaccabile da enzimi organici ed è ben tollerato dai tessuti coi quali viene a contatto.
Per assenza di polarità, non assorbe acqua e lega scarsamente con le sostanze contenute nel film lacrimale, o lacrima.
Lenti rigide gas-permeabili
Conosciute commercialmente anche con il nome erroneo di semi-rigide.
Il primo materiale utilizzato per la loro costruzione fu il CAB (acetato butirrato di cellulosa).
Rispetto al PMMA viene ad incrementarsi la flessibilità del polimero, ma viene a determinarsi anche un'instabilità dimensionale che viene limitata aumentando lo spessore della lente a contatto stessa.
Aumentando lo spessore diminuisce la trasmissibilità all'ossigeno.
Per migliorare la permeabilità e trasmissibilità dei materiali, al CAB è stato aggiunto un copolimero di silossano.
Il silossano è formato da un monomero di silicone, ossigeno ed un radicale.
Questo accorgimento ha permesso di aumentare la trasmissibilità all'ossigeno, aumentando allo stesso tempo la stabilità dimensionale.
Le lenti rigide gas-permeabili di ultima generazione vedono la scelta di materiali fluorurati, che hanno portato a ridurre il coefficiente di attrito fra palpebra e lente a contatto, aumentando il comfort, diminuito la formazione di depositi proteici, ridotto lo spessore mantenendo la stabilità dimensionale, avendo maggiore durezza.

Lenti morbide

L'occhio Le lenti a contatto morbide sono costruite con polimeri aventi la caratteristica fisica della morbidezza.
Sono distinti principalmente in materiali idrofili e non idrofili. Morbide non idrofile
Lenti al silicone, presentano un alto valore di permeabilità all'ossigeno, ma sono essenzialmente idrofobiche.
Per ridurre questa caratteristica deleteria nell'applicazione corneale si è arrivati ad aggiungere HEMA (Idrossimetilmetacrilato), con risultati non pienamente soddisfacenti. Morbide idrofile
Commercialmente le più diffuse, sono costituite da polimeri ad alta idrofilia, legate con quantità variabili di acqua.
La capacità di trasmettere ossigeno da questo tipo di lenti dipende fondamentalmente dal suo livello di idratazione.
La trasmissibilità è comunque modesta, poiché lo spessore di queste lenti influisce negativamente verso l'apporto di ossigeno all'epitelio corneale.
Le lenti morbide di ultima generazione, in gel con media-alta idratazione, sopperisce a queste limitazioni agendo proprio sugli spessori.
Queste sono le lenti disposable, o a cambio frequente, attualmente le più commercializzate.
Le lenti monouso permettono di eliminare il rischio di accumulo di depositi.
Vengono cambiate ogni giorno (giornaliere) oppure esistono: quindicinali, o mensili (hanno bisogno di manutenzione ordinaria, conservanti o saponi).

Manutenzione

La manutenzione della lente a contatto ha lo scopo di mantenere integre nel tempo le caratteristiche chimico-fisiche del materiale.

Lenti rigide

La manutenzione ordinaria di queste lenti si divide in diversi processi:
  • Pulizia
  • Disinfezione
  • Risciacquo
  • Lubrificazione
Pulizia
L'azione di pulizia è essenziale per la rimozione dalla superficie della lente di muco e cosmetici, e precede l'azione disinfettante della stessa.
La presenza di questi composti diminuisce l'effetto di disinfezione effettuato posteriormente, diminuisce la bagnabilità del materiale ed il comfort d'utilizzo.
Gli agenti pulenti possono essere di natura anionica, nonionica o anfotera.
I secondi sono i tensioattivi maggiormente utilizzati, per la loro caratteristica di emulsionare i lipidi, solubilizzando i depositi e rimuovendo i contaminanti presenti nella lacrima.
Disinfezione
L'azione di disinfezione ha come scopo principale il prevenire uno stato patologico iniziale proveniente da un agente eziologico presente sulla superficie della lente a contatto.
Le soluzioni utilizzate per la disinfezione sono composte da uno o più antisettici, quali il benzalconio, il thimerosal e la clorexidina, e da un chelante, quale l' EDTA.
Risciacquo
L'azione di risciacquo ha la funzione di eliminare gli scarti provenienti dall'azione di disinfezione, mantenere la bagnabilità della superficie e svolgere ruolo di tampone, ovvero di mantenere il livello del PH su valori neutri o lievemente basici (intervallo PH=7,0/7,4).
Le soluzioni utilizzate sono prevalentemente saline.
Lubrificazione
L'azione di lubrificazione è necessaria per mantenere l' idrofilia del materiale, essenzialmente idrofobo.
L'azione di ricopertura del film lacrimale protegge inoltre la superficie della lente durante l'applicazione, prevenendo la trasmissione dalle dita di depositi sebacei.
I componenti maggiormente utilizzati come agenti umettanti sono l' alcool polivinilico, l' ossido di polietilene, l' idrossietilcellulosa e la metil-cellulosa.

Raffronto lenti a contatto morbide e rigide

MORBIDE
RIGIDE
Bassa ametropia
Ametropia elevata
Cornea regolare
Cornea irregolare
Forte midriasi
Richiesta di alta trasmissibilità all'ossigeno
Buona lacrimazione
Scarsa lacrimazione
Uso giornaliero saltuario
Uso giornaliero permanente
Attività sportiva
Uso sedentario
Assenza di patologia corneale
Cheratocono
Ipersensibilità alle lenti rigide
Scarsa visione con lenti morbide
Uso correttivo tradizionale
Uso correttivo ortocheratologico
Astigmatismo medio-basso
Astigmatismo medio e alto

Allarme oculisti: Un italiano al giorno perde la vista per uso errato lenti a contatto

In aumento gli interventi di trapianto di cornea per infezioni Colpiti soprattutto i giovani che non prestano le dovute attenzioni.
Tra le precauzioni: non lavarle con l'acqua corrente, non farci bagno o doccia e soprattutto non dormirci mai.

Roma, 23 gen 2009. (Adnkronos Salute)
Ogni giorno un italiano perde la vista a causa del cattivo o errato uso delle lenti a contatto.
Questo l'allarme degli oculisti della Sitrac, la Società italiana di trapianto di cornea, che mettono in guardia "i due milioni di cittadini del Belpaese che fanno uso di lenti a contatto, affinché non rischino la vista per troppa leggerezza o superficialità".
I maggiori problemi, rilevano gli oculisti "riguardano i giovani, i meno disposti a prestare le dovute precauzioni e a rispettare le necessarie norme igieniche nell'uso delle lenti".
"Dei due milioni di utilizzatori di lenti a contatto italiani - rileva Emilio Balestrazzi, direttore della clinica oculistica del policlinico Agostino Gemelli di Roma e presidente della Sitrac - quattro su cinque non le curano come dovrebbero, andando incontro a problemi invalidanti e, appunto, in qualche volta irreversibili.
Tanto che negli ultimi tempi sono aumentati gli interventi di trapianto di cornea proprio per le conseguenze di gravi infezioni dell'occhio, e in molti casi i pazienti sono giovani.
Nessun terrorismo psicologico
- prosegue l'esperto - ma la necessità di richiamare proprio i più giovani a un uso meno scorretto e disattento".
Le precauzioni sono semplici, ma fondamentali: "Non lavarle con l'acqua corrente, non farci il bagno al mare o la doccia, ricordarsi di pulirle sempre prima di riutilizzarle dopo averle tolte, rivolgersi al medico al primo disturbo e, soprattutto, non dormirci mai", rilevano gli oculisti.
"Oggi due terzi degli utilizzatori sono donne tra i 25 e i 34 anni. E le lenti maggiormente usate sono le morbide che in genere sono ben tollerate. Ma proprio per questa ragione - precisa Severino Fruscella, direttore sanitario del centro di microchirurgia oculare di Roma - se l'occhio subisce danni, il paziente se ne accorge con maggiore ritardo.
Con il rischio che le infezioni lascino cicatrici sulla cornea".

Altro problema riguarda le lentine colorate, "più spesso usate a scopo estetico dai giovani, che non le percepiscono come un possibile pericolo se utilizzate male". "Non bisogna mai dimenticarsi che le lenti a contatto - commenta in un messaggio il presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato, Antonio Tomassini - sono un presidio sanitario".

Cheratiti a contatto?

di Maurizio Imperiali
Le lenti a contatto sono ormai un presidio irrinunciabile per moltissime persone che presentano un difetto di rifrazione (miopia in primo luogo, ma anche astigmatismo, presbiopia, miopia e presbiopia associate).
C'è anche una grandissima possibilità di scelta, oggi, e si va dalle ormai vecchie gas permeabili o semirigide alle molte varietà di lenti morbide.
Varietà che non solo riguardano i materiali e la durata (giornaliere, mensili eccetera), ma anche la possibilità o meno di portarle durante la notte, ovvero dormendo.
Come sempre, quando un dispositivo o un farmaco sono usati da milioni di persone, cominciano ad apparire gli effetti indesiderati o comunque possibili inconvenienti.
Per le lenti a contatto, dunque, da tempo si segnala che il loro uso è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di cheratiti microbiche, cioè infezioni della cornea sostenute da batteri o da lieviti (per esempio la candida).
Trattare un'infezione dell'occhio non è mai semplicissimo e, effettivamente, il prodursi a seguito dell'infezione di ulcere può anche comportare la perdita o la menomazione della vista, magari con la necessità di ricorrere al trapianto.
Infatti molti studi riportano che tra i batteri più spesso coinvolti ci sono Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa, piuttosto coriacei anche per antibiotici potenti, e con una spiccata tendenza a sviluppare resistenza.
Ovviamente, l'uso delle lenti non è il solo fattore di rischio per la malattia: anzi, in parecchie casistiche, peraltro sempre abbastanza piccole, viene superato per importanza dai traumi oculari.

Chi rischia di piU'

Comunque, il rischio c'è e diversi studi hanno cercato di valutare se esistessero variazioni in funzione del tipo di lente a contatto.
E in effetti è così.
I rischi maggiori si corrono con le lenti a contatto morbide rispetto a quelle gas permeabili; si corrono più rischi con quelle mensili e settimanali che non con quelle giornaliere usa e getta e, soprattutto, la possibilità di un'infezione è maggiore se si sceglie di indossarle anche durante la notte e il rischio aumenta con la frequenza con cui si indossano durante il sonno.
Tra l'altro, si è anche osservato che gli idrogel più sicuri sono quelli siliconici.
Ma anche questo non basta: in quanto fa la sua parte anche il rispetto delle regole di uso e manutenzione, in primo luogo la pulizia.
Un recente studio australiano ha infatti sottolineato come l'uso dei detergenti enzimatici, quelli che rimuovono la patina proteica che si deposita sulla lente possa ridurre l'adesione dei microrganismi patogeni alla lente.
Tuttavia non si può nemmeno trascurare la disinfezione di accessori come i contenitori delle lenti, che molto spesso risultano contaminati.
In definitiva, la soluzione più sicura è usare le lenti giornaliere ed evitare comunque di tenere le lenti indosso anche la notte.

Ma l'incidenza resta bassa

Un aspetto curioso della letteratura in materia è che i dati sono molto numerosi quando si tratta di stabilire quanti siano i portatori di lenti a contatto tra coloro che sviluppano la cheratite microbica, ma mancano stime dell'incidenza della malattia nella vasta platea dei portatori di lenti.
Tra le non moltissime eccezioni c'è uno studio della fine del 2005 che ha preso in esame, per un periodo di 12 mesi, poco meno di 5000 persone che usavano le lenti a contatto per porto prolungato (notte e giorno).
L'80% di questo campione le portava continuamente per almeno tre settimane di seguito (per poi sostituirle).
Teoricamente, dunque, il tipo di utente in cui il rischio è maggiore.
L'analisi dei dato ha concluso che complessivamente l'incidenza di cheratiti microbiche si attestava sui 18 casi l'anno su 10.000; se invece ci si limitava ai casi in cui c'è un danno permanente della vista si scende a 3,6 casi su 10.000 l'anno.
Quindi, conclude lo studio, un'incidenza bassa. Lecito supporre che se poi si portano le lenti usa e getta e solo di giorno il dato si abbassi ulteriormente.
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Indicazioni su come mettere le lenti a contatto

da www.lentiacontatto.info

Questa breve guida vi fornirà alcune indicazioni su come mettere le lenti a contatto.
  • Per prima cosa lavate bene le mani utilizzando un sapone liquido, le saponette sono controindicate perché è più facile che vi si depositino dei germi.
    Successivamente asciugatevele con una salvietta, o un asciugamano pulito, che non lasci residui di tessuto sulle dita.
  • Un accorgimento da prendere per evitare di invertire le lenti a contatto è quello di applicarle, o toglierle, sempre nel medesimo ordine. Inoltre, sempre per evitare di fare confusione, non svitate contemporaneamente i due tapini del contenitore.
  • Prima di mettere la lente a contatto nell'occhio sciacquatela con una soluzione apposita per rimuovere qualsiasi traccia di sporco. Nel caso in cui si stia per indossare una nuova lente, o una lente a contatto giornaliera, si può procedere con l'operazione successiva senza bisogno di utilizzare nessuna soluzione.
  • Una volta presa la lente mettetela sul dito indice, della mano destra se si è destrorsi altrimenti sinistra se si è mancini.
    Quando posizionate la lente state attenti che il verso sia quello giusto, per capirlo pizzicatela leggermente come nella figura sottostante, se si trova nella posizione sbagliata rovesciate la lente e procedete con l'applicazione.
verso corretto Lente a contatto nel verso corretto
verso errato Lente a contatto nel verso sbagliato
  • Con una o due dita della mano libera solleva la palpebra superiore.
    Con il medio della mano su cui tenete la lente abbassate la palpebra inferiore, a questo punto sollevando lo sguardo verso il soffitto appoggiate con delicatezza la lente sulla parte bianca inferiore dell'occhio.
  • Ore rilasciate lentamente la palpebra, chiudete l'occhio per un istante e controllate che la lente sia ben centrata. Nel caso non sia al centro, un movimento circolare dell'occhio potrebbe aiutare a sistemarla (guardate in successione, anche se non per forza in quest'ordine, verso il naso, in alto, a destra e in basso).
  • Nel caso in cui la lente vi dovesse dare fastidio, rimuovetela e controllate se è danneggiata o sopra vi si è depositato qualche corpo estraneo (una ciglia, della polvere, ecc.).
    Nel caso in cui sia danneggiata eliminate la lente a contatto, altrimenti risciacquatela con la soluzione e riapplicatela.
  • Una volta messa la lente a contatto svuotare il contenitore per le lenti dalla soluzione usata e fatelo asciugare all'aria lasciandolo aperto.
  • Eseguite le medesime operazioni per l'altro occhio.
E' bene ricordare che è sconsigliato provare ad applicare le lenti a contatto da soli senza aver ricevuto un parere positivo dall'ottico o dall'oculista. Per salvaguardare la salute degli occhi, prima di poter utilizzare le lenti bisogna accertare l'assenza di possibili controindicazioni.
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Lenti per correzione ottica

Lenti in vetro (Minerali)

Hanno una maggior durata e non si rigano, ma si rompono facilmente quando cadono.
Vi sono minerali molto resistenti e sottili, come il titanio ed il lantanio, adatte a correggere le miopie elevate.

Lenti in plastica (Organiche)

Il Policarbonato è il materiale più ulilizzato in quanto più leggero e molto resistente agli urti, anche se può graffiarsi.
E' importante che la mescola sia di qualità, altrimenti la lente potrebbe imbarcarsi col calore, ad esempio se lasciata al sole sul cruscotto dell'auto.
Le lenti più adatte ai difetti visivi più elevati sono quelle ad alto indice, perchè più sottili.
Sono senz'altro da preferire per i bambini.

Tinta

Le lenti grigie non alterano i colori.
Il classico grigio-verde Ray-Ban, ad esempio, è molto ben tollerato e riposante, ma enfatizza i toni blu e verdi, riducento i gialli e rossi. Questo non danneggia in alcun modo, anzi, molti apprezzano i toni più carichi dati dallo shift di colore.
I puristi ed i fotografi, d'altra parte, desiderano filtri neutri che riducano l'illuminazione senza alterare la percezione dei colori.
In effetti, almeno a breve termine, la limitazione visiva di certi colori sembra ridurre la sensibilità a quegli stessi colori anche non utilizzando gli occhiali.

Lenti polarizzate

Bloccano efficacemente la luce riflessa, per cui sono ottimali ed estremamente riposanti sulla neve ed in prossimità dell'acqua (al mare). Permettono pertanto di ottenere un miglior risultato rispetto ad una lente non polarizzata utilizzando un filtro più chiaro.
Il loro difetto è che danno un fastidioso effetto di chiaro-scuro quando si osservano vetri o specchi (durante la guida).

Lenti fotocromatiche

In plastica o vetro, si scuriscono alla luce. Le migliori reagiscono più velocemente e sopportano maggiori escursioni di temperatura.

La montature

Quelle destinate ad occhiali sportivi devono essere avvolgenti, per non permettere l'ingresso di luce e di vento dai lati, anche perchè la superficie dell'occhio non si disidrati.
I materiali migliori mantengono forma e posizione sul naso, la vernice non si scrosta.
A volte è necessario ricorrere a materiali anallergici per evitare fastidiose irritazioni cutanee.

Occhiali per i bimbi

E' importante proteggere l'apparato visivo dei bimbi di ogni età, specie quando è ancora in sviluppo.
Per i bambini troppo piccoli o che rifiutano ancora gli occhiali è utile un cappello con visiera.
Le lenti ideali per i bimbi sono in policarbonato (più sicure e resistenti) e le montature consigliabili sono in plastica o, per i minori di 6 anni, quelle flessibili in nylon.

La qualità della lente

Indipendentemente dal materiale, l'ottica della lente è fondamentale per una buona qualità visiva.
Solitamente le lenti migliori sono più care, anche se spesso nel prezzo è inclusa la firma o l'ultima moda.

Lenti bifocali

Permettono un campo visivo ampio, ma solo due punti di fuoco (oltre i 2 metri e tra i 30 ed i 50 cm).

Lenti progressive

Consentono un fuoco ottimale a tutte le distanze, ma danno una lieve distorsione visiva sui lati, per cui bisogna imparare ad utilizzarli.
Hanno inoltre un costo piuttosto elevato. torna al menù

Visione ad alta definizione e lenti oftalmiche

di Salvatore Pintus, B. Zaccagnini,


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Occhio secco e lenti a contatto

a cura di Dott. Manganotti Alberto Medico Chirurgo, Clinica Oculistica Università' di Verona

Occhio secco La comparsa di una alterazione del film lacrimale, soprattutto occhio secco è molto frequente nei vecchi portatori di LAC morbida.
Si calcola che oltre il 80% delle cause di ridotta tollerabilità o intolleranza completa all'uso di LAC sono in qualche modo legate ad un occhio secco indotto dallo stesso uso di LAC mal applicate per molti anni. (dislacrimie secondarie all'uso di lenti a contatto).
E' questo l'aspetto che vorrei rimarcare in questa breve trattazione.
La comparsa di occhio secco, sono talmente frequenti proprio dopo molti anni d'uso di LAC, che vengono spesso erroneamente considerati un evento tipico quasi inevitabile.
Solo una conoscenza delle cause e dei meccanismi che ingenerano queste manifestazioni, consentono, di prevenire tali fenomeni e di permettere l'utilizzo delle lenti in modo soddisfacente per tutta la vita.
Senza entrare nei dettagli di questi meccanismi, basta ricordare che una lente a contatto morbida che si muove poco, produce lentamente la comparsa di dell'occhio secco.
Quindi una LAC morbida si muove poco perché è applicata stretta oppure parchè si disidrata in quanto perde acqua se è già presente occhio è secco (e conseguentemente si "accartoccia" e diventa stretta!!) produce un meccanismo che si autoalimenta (circolo vizioso) che induce occhio secco.
Ovvero: (OCCHIO SECCO + LAC MORBIDA => AUMENTO DELL'OCCHIO SECCO) Tale condizione clinica è nota come "tight lens syndrome" (Sindrome da lente stretta). Più raramente l'iposecrezione lacrimale è legata a condizioni indipendenti dall'uso delle LAC come nel caso delle alterazioni ormonali (le donne in gravidanza che diventano intolleranti, per esempio) o altre malattie generali o oculari.
Deve sospettare la presenza di un iniziale occhio secco chi ha i seguenti disturbi:

DURANTE L'USO DELLE LAC:

  • appannamenti transitori
  • senso di secchezza
  • senso di sabbia
  • difficoltosa rimozione (effetto ventosa tipico delle lenti morbide)
  • necessità di pulire le LAC (più frequente con le lenti rigide)
  • annebbiamento serale: tipico annebbiamento complessivo del campi visivo (come in ambiente saturo di vapore) che persiste anche tolte le LAC per circa 5-10 minuti

SENZA USO DELLE LAC:

  • fatica ad aprire gli occhi al mattino
  • dolore "puntorio" al mattino
  • senso di sabbia e lieve secrezione mucosa
  • bruciori episodici in condizioni ambientali sfavorevoli, secchi
  • iperlacrimazione paradosso: ovvero "colpi" di lacrimazione intensa (come quando si piange).

Cosa possiamo fare se soffriamo di iniziale occhio secco e portiamo LAC morbide?

Anzitutto è necessario fare un vista oculistica (venire senza le LAC ma portandole con se per la valutazione applicativa).
L'oculista valuterà la causa, l'entità dell'alterazione del film lacrimale e quindi giudicherà come sono applicate le vostre lenti una volta indossate.
Se le lenti sono strette:
NB: Sospetteremo che una LAC a cambio frequente (usa e getta) possa essere stretta soltanto misurando la cornea: (tutti i soggetti con meridiano corneale medio (Km) più piatto di 41,50 D. (8.13mm), e in cornee di diametro irido-visibile inferiore a 11,3 mm, ovvero hanno gli occhi solo un pò diversi dalla media, sono a rischio di LAC stretta).
... Dovremo applicare LAC SU MISURA!
Se le LAC non sono strette possiamo cambiare il materiale delle LAC usando 4 tipi di materiali:
  • HYDROGEL ALLA GLICERINA che hanno una ridotta disidratazione e aumentata reidratazione: sono costruibili SU MISURA ma sono presenti anche a CAMBIO FREQUENTE.
  • SILICONE IDROGEL (SI): sono le lenti nate per il porto giorno e nette, hanno una elevata gas permeabilità e una bassa idratazione (si disidratano poco). Ecco le più famose presenti in commercio: Oggi le LAC Silicone Idrogel, possono essere confezionate anche SU MISURA
  • OMAFILCON A (fosforilcolina): sono lenti particolarmente "biocompatibili" si disidratano poco e si formano pochi depositi: L'unica disponibile è la Proclear della Cooper Vision presente con LAC GIORNALIERE, MENSILI, (per tutto: miopia astigmatismo e presbiopia) e SU MISURA.
  • LAC CON UMETTANTI: sono l'ultima generazione, sempre in evoluzione e molto spinte dal punto di vista pubblicitario: sono generalmente buoni prodotti, è anche possibile provarle gratuitamente.

E se soffriamo di iniziale occhio secco e portiamo LAC RIGIDE?

Anche i portatori di LAC rigide (classiche o gas-permeabili) necessitano di un film lacrimale qualitativamente e quantitativamente buono.
Basta pensare che la lacrima deve riempire centralmente gli spazi fra cornea e LAC e che si costituisce sempre un menisco lacrimane al bordo della stessa più significativo, maggiore è il diametro complessivo della LAC. (nella foto la lacrima è colorata con fluoresceina: guardate quanta lacrima "consuma" questa LAC rigida).
La lente ideale per consumare poca lacrima sarà quindi piccola a massima corneoconformità: ovvero la faccia interna deve seguire al massimo la curvatura della cornea.
Per ottenere questo oggi disponiamo della metodica applicativa del CALCO (vedi: le nuove LAC su misura a calco).
Inoltre dalla metà del 2008 abbiamo un nuovo materiale l'Onsifocon A (ONSI-56 by Lagado Com.) che è un silicone idrogel che non assorbe acqua e quindi si comporta come una rigida; si confeziona la LAC come una rigida (con il Calco) ma è il polimero è quello di una morbida molto bagnabile e tollerabile.
Oggi La tecnica applicativa a Calco associata a una corretta scelta del materiale della LAC, consente una tollerabilità elevatissima della LAC rigida, quasi simile a quella di una morbide. Queste lenti si possono considerare una alternativa nei soggetti con occhio secco che non tollerano più le morbide.

CONCLUSIONI:

In presenza di ridotta tollerabilità in un portatore di morbide con occhio secco marginale, "suggeriamo" di provare LAC silicone idrogel, Fosforilcolina, idrogel alla glicerina o quelle con umettanti. Se però valutiamo l'applicazione della LAC morbida stretta, bisogna indicare l'opzione delle lenti su misura con materiali idonei (Fosforilcolina, idrogel alla glicerina e oggi anche silicone idrogel).
Dove è indicata l'applicazione di rigida, in presenza di nell'occhio secco iniziale, le LAC rigide custom-made su topografia corneale (LAC a CALCO), sono sempre la prima scelta. Grazie alla elevata tollerabilità di queste lenti, oggi si può considerare una buona alternativa nei soggetti con occhio secco che non tollerano più le morbide.
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