I medici di famiglia? Un mondo finito. Il sottosegretario Giorgetti fa scoppiare la polemica

I medici di famiglia? Un mondo finito. Il sottosegretario Giorgetti fa scoppiare la polemica

«Nei prossimi 5 anni mancheranno 45 mila medici di base, ma chi va più dal medico di base, senza offesa per i professionisti qui presenti? Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma chi ha almeno 50 anni va su Internet e cerca lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito». Così si è espresso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti nel suo intervento al Meeting di Rimini per l'incontro 'Intergruppo sussidarietà: le riforme istituzionali' scatenando le reazioni della categoria. Giorgetti aveva risposto a Roberto Speranza, segretario di Articolo Uno, che nel suo intervento aveva sottolineato la necessità di mettere più fondi nella sanità pubblica perché «nei prossimi anni andranno in pensione 45 mila medici di medicina generale.

Se non mettiamo soldi nella sanità pubblica, chi ha i soldi potrà curarsi e chi non ce li ha avrà una sanità sempre decadente».Pronta la risposta della Fimmg che in una nota parla di «realtà parallela» visto che «ogni giorno negli studi dei medici di famiglia del nostro Paese passano 2 milioni di italiani» sottolinea il segretario generale della Federazione nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti. «Senza calcolare i contatti telefonici o informatici - aggiunge Scotti - possiamo dire che in un mese il numero dei pazienti che vediamo è pari a quello dell'intera popolazione italiana. E se il sottosegretario conoscesse meglio il Paese reale, saprebbe che ci sono sempre più italiani che faticano a curarsi per problemi economici.

Per queste persone anche il ticket è un problema. Noi restiamo l'unico riferimento di assistenza aperta e gratuita. Altro che visita dallo specialista cercato su Internet: con l'aumento del ticket sulla specialistica, sono i nostri studi ad accogliere chi fa fatica a sostenere i costi». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli che parla «di scollamento della politica dalle esigenze reali del paese e dei cittadini». «La realtà fotografata da un'indagine del Censis presentata lo scorso novembre in occasione dei 40 anni del Servizio sanitario nazionale è ben diversa» sottolinea Anelli «l'87% degli italiani dichiara di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90% tra gli over 65), che è tra l'altro la fonte principale delle risposte a domande di salute (si rivolge a lui il 72,3% degli italiani)».

«Ecco perché la sanità non sarà mai tra le priorità di certa politica - si sfoga Anelli -. Perché, anziché approfondire la conoscenza della realtà assistenziale, è più facile affidarsi ai pregiudizi, e forse, viene da pensare, anche più comodo sventolarli per distrarre l'opinione pubblica dalle carenze strutturali frutto di anni di errata programmazione, di pseudo appropriatezza, di limitazioni all'autonomia dei Medici, di tagli lineari. Di subalternità, in ultima analisi, degli obiettivi di salute a quelli economici». «Noi medici di famiglia siamo vivi e vegeti» aggiunge Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) «ma siamo sicuramente il comparto di medici del servizio sanitario nazionale più attivo. Somigliamo peraltro molto a Internet nel senso che e facile raggiungerci e trovarci dappertutto. E a differenza della Rete, anche se manca la corrente e non c'è linea, i pazienti ci trovano lo stesso».

A rassicurare la categoria l'intervento del ministro Giulia Grillo che evidenzia in un post su Facebook come «i medici di medicina generale sono il primo presidio di salute per i cittadini, la base e la garanzia di un sistema sanitario pubblico in grado di assistere tutti in base alle personali necessità. Per guarire non basta un click. Ogni giorno 2 milioni di cittadini si recano nella rete capillare di ambulatori presenti su tutto il territorio nazionale. Dobbiamo essere orgogliosi di avere il diritto e il privilegio di poter liberamente scegliere il medico di famiglia di nostra fiducia senza pagare costose assicurazioni». 

«Il Medico che abbiamo scelto - aggiunge - ci conosce, ci segue negli anni, è in grado di aiutarci a fare prevenzione, ascolta i nostri dubbi e ci guida indicando i più corretti percorsi terapeutici. Un professionista spesso parte della famiglia, interprete e garante dei nostri bisogni di salute. Questa relazione umana, fiduciaria, di reciproco rispetto e responsabilità non può essere sostituita dalle informazioni su internet: la letteratura scientifica ci ha già mostrato cosa accade quando questo rapporto umano viene eroso». 
«Io sarò sempre al fianco dei nostri medici e di tutti i professionisti sanitari» conclude il ministro» che compongono quella che per me è la più grande opera pubblica del nostro paese: il Servizio Sanitario Nazionale. Difendiamo la sanità pubblica, il Ssn siamo noi».
Fonte Doctor 33
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