Dieta mediterranea e tumori, l'alimentazione per fare prevenzione

Dieta mediterranea e tumori, l'alimentazione per fare prevenzione

Fondazione Veronesi e IRCCS Neuromed hanno avviato un progetto di ricerca che analizza nuovi aspetti della dieta mediterranea per dare più risposte sul legame alimentazione e tumori. 
L'obiettivo è stabilire linee guide personalizzate di prevenzione. 
Cosa sappiamo fino ad oggi

E' ormai dimostrato che la dieta mediterranea sia il regime alimentare più sano al mondo, con importanti benefici sulla salute, tra cui un maggiore controllo del peso corporeo e un rischio più basso di sviluppare malattie croniche, come le patologie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e alcune tipologie di tumore. 
Il progetto Umberto (Verso Una rinnovata epidemiologia nutrizionale e Biologica per la salvaguardia della salute e la prevenzione dei tumori) di Fondazione Veronesi in collaborazione con Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) vuole fare un passo in avanti: analizzare la dieta mediterranea da nuove angolazioni per capire come gli alimenti, e nello specifico la loro qualità e il modo in cui vengono consumati, possono influenzare lo sviluppo dei tumori al seno, al colon-retto e alla prostata. 
L'obiettivo del progetto tutto italiano è fornire indicazioni di prevenzioni personalizzate, un approccio innovativo reso possibile dall'utilizzo di nuove tecnologie informatiche, quali i big data e l'intelligenza artificiale.

Il progetto Umberto
La piattaforma del progetto Umberto è stata inaugurata lo scorso novembre e prevede un impegno da parte dei ricercatori della durata di cinque anni e un investimento di 1.030.000 euro da parte di Fondazione Veronesi. 
Un progetto di ricerca che s'innesta nell’analisi dei dati del Progetto Moli-sani, il grande studio epidemiologico che ha coinvolto oltre 24.000 cittadini del Molise. 
Grazie ai big data e all’intelligenza artificiale, la ricerca scientifica può ottenere risultati sempre più precisi. Gli effetti degli stili di vita sulla salute non sono uguali per tutti, come non lo è il rischio di tumori. 
L'obiettivo di Umberto è proprio quello di identificare quale sia il miglior approccio alla prevenzione primaria, analizzando come i diversi fattori che costituiscono lo stile di vita (come la dieta, il fumo e l'attività sportiva) interagiscono tra loro e hanno effetti diversi in base alle caratteristiche proprie di ciascuna persona, cioè a seconda della risposta epigenetica individuale.

Epigenetica, quanto conta la risposta individuale
L'epigenetica indica la capacità del Dna di rispondere agli stimoli accendendo e spegnendo alcuni geni ed è una risposta del tutto personale. 
Ecco perché un modello alimentare che fa bene a molte persone potrebbe essere inefficace su altri e a determinarlo è proprio la risposta epigenetica. 
Questo approccio personalizzato diventerà il pilastro della prevenzione del futuro anche grazie alle nuove tecnologie che consentono di capire meglio questa interazione.

«Il progetto Umberto è importante perché si riferisce in modo specifico alla popolazione italiana. Le attuali linee guide ancora si riferiscono a progetti di ricerca che, ad esclusione dello studio Epic, non hanno analizzato lo stile alimentare degli italiani. 
Quello che emergerà da Umberto, che a sua volta si appoggia sullo studio di coorte Moli-sani, consentirà di valutare in modo specifico l'alimentazione nel nostro Paese, che può contare sulla disponibilità di certi ingredienti», afferma la ricercatrice Marialaura Bonaccio, responsabile del progetto Umberto.

Dire dieta mediterranea non basta
«Fino ad ora la dieta mediterranea è stata valutata in base alla tipologia di alimenti, ma non si è tenuto conto del rispetto della biodiversità, del consumo di alimenti processati, della stagionalità degli ingredienti e della loro provenienza, della preparazione dei pasti e del rapporto con il cibo stesso», afferma Bonaccio. «I cibi ultraprocessati sono importanti quanto il loro contenuto nutrizionale. 
Se all'interno della dieta mediterranea si consumano alimenti processati questo avrà un impatto diverso sulla salute dell'organismo. 
Quando parliamo di dieta mediterranea, ci riferiamo al modello alimentare dei contadini del Cilento, ma la nostra alimentazione, dagli anni Sessanta in poi, ha introdotto i cibi provenienti dalla grande distribuzione e questo può determinare una differenza importante sul modo in cui vengono assorbiti».
Per questo, limitarsi a elencare gli alimenti che fanno parte della dieta mediterranea non è sufficiente. Per poter determinare un legame più preciso tra la dieta e l'insorgenza di tumori è importante valutare anche la qualità e la tipologia di alimento. «Nello studio chiediamo se le persone mangiano il pane, ma parlare di pane in generale non basta. Di quale pane si tratta? Fresco? Di grani antichi? Pane in cassetta… e questa differenza si moltiplicata su tutti i prodotti. Si consuma pesce fresco o surgelato, piatti pronti da mangiare o preparati tenendo conto anche della giusta cottura? Un'altra parentesi si apre a proposito della provenienza degli alimenti: la dieta mediterranea non può essere disgiunta dal suo territorio», spiega Bonaccio.

Alimentazione e tumori: cosa sappiamo fino ad ora
Circa un terzo delle diagnosi di tumore in Italia è prevedibile con una giusta combinazione fra alimentazione, peso forma e attività fisica e che la dieta mediterranea rappresenta in maniera indiscussa un modello alimentare sano ed equilibrato.

«L’infiammazione subclinica è un fattore predisponente per le malattie cronico-degenerative. E un recente studio svolto nell’ambito del progetto Umberto ha rivelato che l'adesione alla dieta mediterranea per un periodo prolungato di tempo può ridurre questa infiammazione. In particolare, l'aumento del consumo di grassi buoni, come quelli presenti nell'olio d'oliva, e di cereali si è rivelato particolarmente efficace nel ridurre l'infiammazione. 
Non è mai troppo tardi per apportare delle modifiche importanti alla dieta e ridurre l’infiammazione subclinica che si può misurare con dei marcatori plasmatici o cellulari», dice Bonaccio.

Dal progetto Moli-Sani è inoltre emerso l'impatto positivo sulla salute dell'olio extra vergine di oliva, ricco di grassi monoinsaturi: «Nello studio di coorte si è scoperto che chi consuma tre cucchiai di olio extravergine di oliva al giorno ha una quota di protezione importante nel rischio di mortalità per malattia tumorale», aggiunge l'esperta.

La dieta per fare prevenzione
Gli studi già pubblicati e i primi risultati di questa nuova alleanza scientifica, hanno permesso di individuare alcuni capisaldi dell'alimentazione dalla funzione anti-tumorale. Eccoli spiegati dalla dottoressa Bonaccio.

  • Consumare olio extra vergine di oliva senza preoccuparsi delle calorie.
  • Prediligere alimenti che apportano fibre, come la frutta, la verdura e i cereali.
  • Consumare alimenti freschi minimamente processati: tutto quello che è confezionato va limitato.
  • Consumare frutta secca come spuntino.
  • Spendere più tempo ai fornelli per tornare a una cucina genuina.
  • Preferire alimenti locali.
  • Limitare il consumo di pesci grandi, meglio il pesce dei nostri mari come le sarde o le acciughe
  • La pasta non è da demonizzare: non è un carboidrato raffinato, ma lo è un cracker.
Non conta solo se mangi carboidrati, ma come combini gli alimenti: se la pasta è condita con legumi e olio extra vergine di oliva, questa associazione apporta benefici per la salute ed è più importante del carboidrato in sé.

Non conta quante volte mangi la pasta, ma quante volte la mangi con il pomodoro fresco: la combinazione degli alimenti ne esalta le proprietà. 

Gli alimenti hanno senso solo se combinati.

La stessa cosa vale per la carne: se associo la carne alla verdura ha un effetto diverso rispetto a un piatto di hamburger e patatine fritte.

La provenienza degli alimenti è importante: ricordiamoci che l’olio di oliva consumato in America non è l’olio di oliva disponibile in Italia.

Fonte Vanity Fair settembre 2023
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