Guerra Israele Hamas

Guerra Israele Hamas

by: https://www.giovaniuniversitariparlamento.it

Di Gabriella Rigolone
15 Ottobre 2025

Negli ultimi giorni, il mondo sta assistendo ad un evento che molti definiscono “storico”: Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per porre fine alle ostilità nella Striscia di Gaza a e al conflitto israelo-palestinese, ormai in corso dall’inizio del XX secolo. La firma dell’intesa, avvenuta a Sharm el-Sheikh il 13 ottobre 2025, rappresenta un primo passo verso la pace, ma le sfide restano enormi. (fonte: sky tg24) 

L’intesa, denominata “Trump Declaration for Enduring Peace and Prosperity” (sito della Casa Bianca), è stata mediata da Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia, con la partecipazione di circa trenta Paesi. Essa prevede una prima fase composta da misure umanitarie e politiche immediate: come la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita (20 persone) detenuti da Hamas, la scarcerazione di 1.950 prigionieri palestinesi, il ritiro parziale delle forze israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza, l’Istituzione di un comitato di amministrazione transitoria e la creazione Conferenza internazionale per la ricostruzione di Gaza, prevista al Cairo nel novembre 2025.

Nonostante il clima di sollievo, gli osservatori internazionali sottolineano che la pace vera è ancora lontana (fonte: la stampa). Molti definiscono l’accordo una tregua provvisoria, piuttosto che una risoluzione definitiva del conflitto, poiché vi sono ancora molteplici nodi irrisolti, tra i quali:

Disarmo di Hamas: non è ancora chiaro se e come verrà attuato.
Ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese: la leadership di Ramallah non ha avuto un ruolo diretto nei negoziati.
Ricostruzione di Gaza: la distruzione delle infrastrutture è estesa e richiederà investimenti enormi.
Monitoraggio internazionale: resta da definire chi garantirà il rispetto degli impegni e la sicurezza delle popolazioni.
La maggior parte dei governi e delle organizzazioni multilaterali, dalle Nazioni Unite all’Unione Europea, hanno accolto positivamente la notizia, definendola un “passo di speranza” verso la stabilità della regione. Tuttavia, molti analisti invitano alla cautela: la pace, per essere duratura, dovrà includere una rappresentanza palestinese più ampia, garanzie di sicurezza per Israele e un impegno concreto alla ricostruzione umanitaria.

Secondo il professor Riccardo Redaelli, docente di Relazioni Internazionali, «formalmente è stato firmato un accordo di pace, ma nella pratica si tratta di una tregua». L’ex ambasciatore svizzero Tim Guldimann aggiunge che «manca un vero coinvolgimento dei palestinesi e una visione politica di lungo periodo». Entrambi concordano che la pace richiede non solo diplomazia, ma fiducia e partecipazione reale. (Fonti: RSI, “Chiamatela tregua”, 14 ottobre 2025)

Gli scenari possibili nei prossimi mesi sono diversi: come il consolidamento della tregua, il ritorno delle ostilità, nel caso di violazioni o disaccordi sulla liberazione dei prigionieri, la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione, per garantire la sicurezza nei territori, e l’insorgenza di nuove tensioni interne tra Hamas e l’Autorità Palestinese, che potrebbero indebolire il processo politico. 

L’accordo di Sharm el-Sheikh segna un momento di svolta: dopo anni di conflitti e sofferenze, israeliani e palestinesi sembrano voler aprire una nuova fase. Tuttavia, la strada verso una pace autentica è ancora lunga. Serviranno cooperazione, fiducia reciproca e un impegno internazionale costante affinché questa tregua non si trasformi in un’altra occasione perduta.
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