“Sindrome da Burnout” da allenamento: 5 segnali per riconoscerla (e come uscirne) Quando la passione diventa un'ossessione, è il momento di fermarsi.
Il burnout da allenamento è un esaurimento psicologico, non solo fisico: 5 segnali (come la perdita di gioia e l’ansia) ti aiutano a riconoscerlo e a uscirne staccando e riscoprendo il “perché”.
Cos’è: È esaurimento mentale ed emotivo, diverso dal solo sovrallenamento fisico.
Come succede: Quando l’allenamento da “passione” e “gioia” diventa un “dovere” tossico e ossessivo.
- Segnale 1: La gioia è sparita. Ti alleni perché “devi” e per senso di colpa, non perché “vuoi”.
- Segnale 2: Sei cronicamente stanco e irritabile. La tua stanchezza è grigia e nervosa, e te la prendi con chi ti sta vicino.
- Segnale 3: Provi ansia al pensiero di allenarti. La tabella non è una guida, ma quasi un giudice che ti “definisce”. I risultati non ti bastano mai.
Soluzione: Uno stacco totale (off-season), reintrodurre il “gioco” (movimento non strutturato) e ritrovare il tuo “perché” originale.
Ami il tuo sport, ma ultimamente lo odi? Potrebbe essere burnout.
C’è stato un tempo in cui allacciarti le scarpe era il momento più bello della giornata. Era la tua ora di libertà, la tua fuga, il tuo spazio sacro. La tua passione.
Ora, guardi le scarpe da corsa appoggiate vicino alla porta e senti solo una fitta di ansia. Un peso.
L’ennesimo “dovere” in una lista infinita di cose da fare.
- Non è semplice pigrizia. È qualcosa di più profondo, più grigio. È il segnale che quel fuoco che ti faceva alzare dal letto all’alba si sta spegnendo. Si chiama burnout da allenamento.
- Non è stanchezza, è esaurimento: la differenza tra overtraining e burnout
Spesso confondiamo i due, ma sono fondamentalmente diversi.
- L’Overtraining (sovrallenamento) è una condizione fisica. Hai chiesto troppo al tuo corpo. Le tue gambe sono di legno, i tuoi battiti a riposo sono alti, la tua performance crolla. È un problema di hardware. Si cura con il riposo fisico, l’alimentazione e lo scarico.
- Il Burnout è una condizione psicologica ed emotiva. Il corpo magari reggerebbe ancora, ma è la testa che ha staccato la spina. È l’esaurimento della tua motivazione, della tua passione. È quando la tua soluzione allo stress (lo sport) diventa la fonte principale del tuo stress.
I 5 segnali psicologici che ti sta inviando la tua mente (ascoltali)
Il burnout non arriva all’improvviso. È un rumore di fondo che cresce lentamente, finché non diventa assordante. Questi sono i segnali a cui devi prestare attenzione.
1. La gioia è sparita, resta solo il dovere.
Questo è il sintomo più chiaro. L’allenamento non è più una scelta, è una condanna. Non dici più “vado a correre”, dici “devo andare a correre”. Lo fai per non “bucare” la tabella, per un sordo senso di colpa. Ma la gioia, quel piacere semplice e quasi infantile del movimento, è completamente svanita.
2. Sei perennemente stanco e irritabile.
Non è la stanchezza sana e appagante del dopo-lungo. È una stanchezza cronica, grigia, che ti porti dietro dal momento in cui ti svegli. E sei nervoso. Irritabile. Rispondi male al tuo partner, non hai pazienza con i colleghi o con i tuoi figli. Il tuo sport, invece di essere la valvola di sfogo che assorbe le tensioni della vita, è diventato il detonatore della tua frustrazione.
3. I tuoi risultati non ti soddisfano mai.
Hai fatto il tuo personal best, e la tua prima reazione non è gioia, ma sollievo. O, peggio, “potevo fare 10 secondi in meno”. Il perfezionismo è diventato un’ossessione. L’allenamento non è più un percorso di crescita, ma un tribunale quotidiano dove sei sempre sotto giudizio e non sei mai abbastanza.
4. Provi ansia al solo pensiero di allenarti.
La tabella che prima era una guida eccitante, ora è come un capo che ti urla ordini. Il pensiero delle ripetute di domani non ti dà adrenalina, ti dà l’ansia. L’ansia di non essere all’altezza, di non rispettare i tempi, di “perdere la forma”. Inizi a trovare scuse elaborate per saltare l’allenamento, sentendoti poi ancora peggio.
5. Il sonno è disturbato.
È il paradosso dell’esaurimento: dovresti crollare a letto, e invece fissi il soffitto. Il burnout (come l’overtraining) manda in tilt il tuo sistema nervoso. Sei “stanco ma cablato” (tired but wired). Ti addormenti con difficoltà, ti svegli nel cuore della notte con i pensieri che corrono, ti alzi al mattino già più stanco di prima. Il tuo corpo non riesce più a “spegnersi”.
Come uscire dal tunnel del burnout: 3 passi per ritrovare la passione
Se ti sei riconosciuto in questi segnali, la prima cosa da sapere è che è normale. E se ne può uscire. Ma non continuando a spingere, bensì facendo l’esatto opposto.
1. Fai l’unica cosa che sembra impossibile: fermati.
La prima cura è l’unica che ti terrorizza: uno stacco totale. Una vera Off-Season. Non due giorni, ma una o due settimane. Devi rompere il ciclo. Metti lo sportwatch nel cassetto, appendi le scarpe da corsa al chiodo. Devi disintossicarti dal “dovere” di allenarti. Il tuo corpo e la tua mente devono dimenticare una routine che è diventata tossica.
2. Riscopri il “gioco”.
Dopo la prima fase di stacco totale, non riprendere subito la tabella. Devi reintrodurre il movimento, non l’allenamento strutturato. Fai qualcosa di completamente diverso. Vai a nuotare (senza contare le vasche). Fai una lunga passeggiata in montagna o al parco. Prendi una bici. Prova ad arrampicare. Fai qualsiasi cosa che ti faccia muovere per il puro e semplice piacere di farlo, senza un cronometro, un passo o un obiettivo. Riscopri il gioco.
3. Ritrova il tuo “perché”.
Quando (e se) la voglia di correre tornerà a farsi sentire in modo spontaneo, fatti una domanda prima di ripartire: “Perché ho iniziato?”. È probabile che la risposta originale non fosse “per fare il record personale sulla 10k” o “per chiudere tutti gli anelli”. Probabilmente era “per stare meglio”, “per scaricare lo stress”, “per avere un’ora solo per me”.
Tieni a mente quel “perché” originale. Quella è la tua bussola, il GPS mentale. Tutto il resto (le tabelle, i tempi, le gare) deve essere al servizio di quel “perché”, e non viceversa. La tua passione non può, e non deve, diventare la tua prigione.
fonte https://runlovers.it/2025